Uno studio condotto dall’Università inglese di Sheffield dimostra che durante le ore di accensione di stufe a legna e camini i livelli di particolato presenti nelle abitazioni sono molto alti, determinando un’esposizione a PM2,5 e PM1 particolarmente dannosa per bambini e anziani.
All’interno delle case, le persone sono esposte ad alti livelli di PM2,5 e PM1 durante l’utilizzo di apparecchi alimentati a legna. Questa esposizione è particolarmente dannosa per bambini e anziani.
Questi sono alcuni risultati di uno studio condotto dall’Università di Sheffield nel Regno Unito, che è andato a misurare i livelli di particolato (PM2,5 e PM1) rilasciato da stufe e camini all’interno delle abitazioni, attraverso sensori posizionati in prossimità di 20 apparecchi certificati rispetto ai limiti di emissioni imposti dal governo britannico. Si tratta di uno standard, però, che valuta solo l’inquinamento prodotto all’esterno.
Le famiglie partecipanti allo studio hanno compilato un diario al fine di fornire informazioni, ad esempio sul tempo in cui l’apparecchio è stato acceso, la quantità e il tipo di carburante utilizzato. In tutti i casi studiati è stata utilizzata solo legna secca e stagionata, in quanto quella troppo fresca o umida produce più fumo e il governo inglese ne sta progressivamente vietando la vendita.
Sono state quindi analizzate le concentrazioni, le medie, le intensità di PM all’interno delle abitazioni e la loro relazione con gli aspetti di gestione dell’apparecchio.
Questi i principali risultati della ricerca:
– le concentrazioni medie giornaliere di PM all’interno della casa durante l’utilizzo della stufa erano più alte del 196,23% per il PM2,5 e del 227,80% per il PM1 rispetto al periodo di non utilizzo;
– se l’apparecchio veniva ricaricato più di una volta durante un singolo utilizzo, le concentrazioni orarie massime di PM arrivavano ad essere più alte del 250-400%;
– durante l’accensione dell’apparecchio (in media 4 ore per tutte le famiglie), il livello medio di particelle saliva a valori tra 27 e 195 microgrammi per metro cubo d’aria, dove il limite indicato dell’OMS è di 25 in 24 ore;
– l’apertura dello sportello della stufa è il principale meccanismo per introdurre PM in casa; ogni volta che viene aperto lo sportello per ricaricare la stufa, vengono rilasciate nell’ambiente grandi quantità di PM;
– l’inquinamento indoor a cui si assiste non proviene dall’esterno della casa; i dati dei sensori esterni hanno infatti dimostrato che il PM non proveniva da fuori.
Sulla base di questi risultati, gli autori dello studio raccomandano di prestare particolare attenzione ai test e alla regolamentazione delle stufe in commercio. Nel caso poi in cui non fosse possibile apportare subito le modifiche adeguate, raccomandano che le nuove stufe siano accompagnate da un’avvertenza nel punto vendita al fine di indicare agli utenti i rischi per la salute.
Fonte: ARPAT