IPPC: Il 10 marzo è stata votata in prima lettura la nuova Direttiva. Supera il voto del Parlamento europeo ma non ne esce indenne

La nuova direttiva IPPC sarà esaminata in seconda lettura dal prossimo PE, ora è attesa la “posizione comune” del Consiglio che poi aprirà dei negoziati informali con il PE.

IPPC
Il 10 marzo è stata votata in prima lettura, da parte della plenaria del PE a Strasburgo, la nuova Direttiva IPPC sulle emissioni industriali.
Si tratta di una rifusione di piú direttive e quindi le possibili modifiche al testo legislativo erano limitate alle soli parti da assemblare, riducendo l’iniziativa del PE nell’aggiunta di migliori riferimenti allo scambio di emissioni o all’introduzione di regole piú ferree per il co-incenerimento.

La nuova direttiva IPPC sarà esaminata in seconda lettura dal prossimo PE, ora è attesa la “posizione comune” del Consiglio che poi aprirà dei negoziati informali con il PE.

La direttiva sarà uno strumento necessario, utile per favorire non solo la riduzione drastica di emissioni avvalendosi delle migliori tecniche disponibili (BAT) nel rispetto dei Valori di emissioni (ELV) elaborati con il contributo della Commissione europea, ma anche di favorire per tempo un nuovo indirizzo negli investimenti industriali.

Monica Frassoni, Presidente del Gruppo dei Verdi/ALE ha così commentato il voto:

“Oggi si è votato sulla revisione di una delle direttive fondamentali per la protezione della salute e dell’ambiente dall’inquinamento degli impianti industriali. Casi come quelli dell’ILVA di Taranto ci ricordano infatti a quali rischi i cittadini italiana, ed europei, sono esposti quotidianamente a causa delle emissioni di impianti altamente inquinanti.
Come spesso avviene con le normative ambientali le potenti lobby dell’industria pesante (raffinerie, acciaierie e impianti chimici) hanno tentato di indebolire la direttiva in modo da proteggere i loro profitti a scapito della salute dei cittadini.”

L’europarlamentare ha poi aggiunto “Nonostante la vigilanza del gruppo dei Verdi e di altre forze in seno al Parlamento, un emendamento introdotto all’ultimo minuto ha portato il Parlamento europeo a votare l’esclusione della maggior parte delle industrie manifatturiere dai valori limiti per la qualità dell’aria fissati dalla legislazione sui grandi impianti di combustione. Si tratta, bisogna dire, di un emendamento chiaramente contrario allo scopo e all’obiettivo della direttiva e che va in senso opposto a quanto deciso dalla Corte europea di giustizia in una recente sentenza (1) e deve essere quindi ignorato dalla Commissione e il Consiglio nelle ulteriori fasi del processo legislativo.

“Sul fronte delle buone notizie,” ha proseguito Monica Frassoni “il compromesso tra i gruppi politici ha permesso di introdurre una serie di migliorie, in particolare le procedure previste per fissare dei livelli europei per la qualità dell’aria in alcuni settori specifici in aggiunta a quelli già presenti nella direttiva. Anche i criteri per il monitoraggio e le ispezioni sono stati migliorati.

L’eurodeputata ha infine concluso: “Questo è un chiaro segnale che non sarà più tollerato il dumping ambientale tra Stati membri, vale a dire crearsi un vantaggio rispetto alla concorrenza risparmiando i soldi destinati all’adeguamento alle normative ambientali e che gli impianti virtuosi in termini di contenimento dell’inquinamento dovranno invece essere premiati”.

(Red)

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