“I nuovi modelli del bere proposti dal marketing e dalle mode sostenute negli anni da strategie di mercato sono una realtà ben evidenziata in tutta Europa. L’Italia è oggi sotto l’effetto dell’onda lunga di abitudini di consumo avviate in realtà nord-europee – commenta Emanuele Scafato, Direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’ISS che elabora i dati per la Relazione al Parlamento del Ministro alla Salute appena pubblicata – tuttavia, grazie a importante campagne di sensibilizzazione, si è già incominciata a verificare tra i giovani la sostituzione di queste abitudini con alternative culturali più salutari e socializzanti ad esempio legate al fitness o al cibo”.
In Italia il fenomeno del binge drinking ha coinvolto all’incirca l’11% dei consumatori e poco più del 3% delle consumatrici con oltre 3.700.000 binge drinkers di età superiore a 11 anni e valori massimi registrati nell’adolescenza e tra i 18-24enni, fascia in cui 1 maschio su 5 e 1 femmina su 10 bevono sino all’intossicazione episodica ricorrente. Sono i maschi a superare significativamente le femmine in ogni classe di età, ad eccezione degli adolescenti, dei minori per i quali la forbice si restringe (una fascia di popolazione per la quale teoricamente sarebbe attesa una frequenza pari a zero considerando il divieto di vendita e somministrazione di bevande alcoliche al di sotto dei 18 anni). Divieto ampiamente disapplicato e che suggerisce una riflessione sull’esigenza di iniziative a supporto del rispetto della legalità.
Le stime dei consumatori a rischio, elaborate dall’Istituto Superiore di Sanità, fanno emergere una vasta platea d’intervento orientato all’identificazione precoce per quasi 8.500.000 individui che sono considerati consumatori rischiosi secondo i limiti stabiliti dalle Linee Guida correnti di recente condivise anche attraverso la Joint Action Europea RARHA. Circa il 23% degli uomini e il 9% delle donne di età superiore a 11 anni potrebbero essere ricondotti ad un consumo moderato anche con l’intervento dei medici che possono suggerire nuovi stili di vita.
“Dei circa 6.000.000 di consumatori rischiosi di bevande alcoliche e dei 2.500.000 di consumatrici a maggior rischio che nel 2015 non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica riguardo alle quantità da non superare nel consumo di bevande alcoliche, circa 710.000 seguono modalità di consumo che hanno già procurato un danno all’organismo o un’alcoldipendenza – conclude Scafato – Si tratta di pazienti che si trovano in necessità di un trattamento che oggi è fornito a poco più di 72.000 alcolisti nei 499 servizi alcologici del SSN. La sfida è intercettare il rischio prima che possa evolvere in danno e alcoldipendenza e quindi far salire la quota dei pazienti in carico ai servizi che oggi intercettano poco più del 10 % di quanti avrebbero necessità di cure specifiche.”