ISTAT – Il Rapporto annuale 2007 sulla situazione del Paese.

Presentato il 28 maggio scorso il Rapporto annuale sulla situazione del Paese – giunto alla 16° edizione – è il principale strumento di analisi sugli aspetti economici, demografici e sociali, prodotto ogni anno dall’ ISTAT . La versione in formato elettronico del volume, la sintesi, l’ appendice statistica e i focus per i media possono essere consultati e scaricati gratuitamente.

Organizzato in cinque capitoli e arricchito da tavole statistiche e approfondimenti, il Rapporto si concentra sull’ analisi della congiuntura economica recente e sulla performance e la competitività delle imprese italiane nel contesto europeo.

Approfondisce il tema dei sistemi territoriali e si concentra sulle trasformazioni del mercato del lavoro e sulle condizioni economiche delle famiglie e del sistema di protezione sociale. L’ elemento di maggiore novità è rappresentato dall’ analisi dell’ immigrazione mediante l’ utilizzo di strumenti che consentono di delineare le tipologie prevalenti dei modelli migratori e di individuare i percorsi della stabilizzazione.

Il Rapporto annuale ISTAT sulla situazione del Paese, ci rivela che l’ Italia è un complicato e diseguale: la maggior parte delle aziende, ad esempio, sono improduttive anche se molto redditizie, alle donne sono ancora precluse le opportunità di lavoro, la metà delle famiglie ha un reddito che non arriva a 1.900 euro mensili falcidiato da prezzi in ascesa e costi per la casa sempre più pesanti. Al divario sociale si somma quello regionale: continuano ad esistere due Italie irrimediabilmente distanti.

Non c’è solo il Sud e il Nord: ci sono anche gli straricchi e i troppo poveri, chi vive di rendite di posizione (anche tra le imprese) e chi lavora troppo. Chi è troppo stanziale, e chi è costretto a migrare, da sud a nord (mai il contrario), ma anche da ovest a est e viceversa.

L’ anno di riferimento è il 2007, un periodo attraversato da dinamiche contrastanti. Prima l’ espansione economica, poi a fine anno la frenata. L’ impennare dei prezzi, l’ accentuarsi delle emergenze sociali. Insomma, un anno in cui la congiuntura non è andata male, ma i mali strutturali sono riproposti tutti tal quali. Naturalmente non ci sono solo le ombre. Alcune imprese hanno saputo reagire alla globalizzazione, internazionalizzandosi e innovando. Molti lavoratori, soprattutto gli stranieri, hanno saputo seguire le dinamiche del lavoro, spostandosi dove c’ era maggiore offerta. A loro, a queste due minoranze coraggiose, si deve lo sviluppo del Paese.

Esaminando i vari capitoli del rapporto si riscontra che per quanto riguarda la voce “Consumi e prezzi”, nel 2007 è stato il lieve rafforzamento dei consumi a contribuire alla crescita economica, che ha segnato un + 1,5%. Ma l’ aumento dei consumi si deve soprattutto alla spinta dei redditi da lavoro indipendente e di quelli derivanti da attività finanziarie. A deprimere i consumi del lavoro dipendente è intervenuta la fiammata dei prezzi, che si è accentuata a fine anno, ed è lievitata all’ inizio dell’ anno in corso. Nel primo trimestre del 2008 l’ incremento tendenziale dell’ inflazione degli alimentari è vicino al 5%, quello dell’ energia al 9%. Anche nei prezzi quindi si è sviluppata una divaricazione : i beni ad alta frequenza d’ acquisto sono aumentati molto, quelli a bassa frequenza molto meno. Ecco perché la media complessiva dei prezzi non convince : qui sono i picchi a pesare sui bilanci familiari.

Per quanto riguarda il capitolo “imprese” l’ i indagine riserva molte sorprese. Il gruppo più numeroso è quello che gli statistici chiamano “mogul”. Si tratta di circa 1 milione e 600 mila imprese che consegue livelli di redditività superiori alla media del supo settore, ma con livelli di produttività del lavoro inferiori. Si tratta del 45% del campione analizzato: quasi un’ impresa su due.

Il fenomeno è tanto microscopico quanto inquietante. Si tratta di aziende che sfruttano molto la forza lavoro (labour intensive), puntando sopratutto al profitto. Un profitto che non si traduce né in innovazione e tantomeno in competitività.

(LG-FF)

Fonte: ISTAT

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