L’infiltrazione della criminalità organizzata nelle regioni del Nord Italia.

E’stato recentemente pubblicato dall’Osservatorio Socio-Economico sulla Criminalità del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro il Rapporto su “L’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia di alcune regioni del Nord Italia”.

Il Rapporto si divide in Quattro Parti. La prima parte esamina i luoghi comuni che hanno impacciato l’azione di contrasto (ad esempio, la mafia non esiste, la mafia è un problema esclusivamente criminale e va affrontato con la repressione, la mafia è un fenomeno del Sud povero e degradato, la mafia non è un’organizzazione, formalmente costituita, la mafia è solo quella siciliana, ecc.)Tutti questi luoghi comuni contenevano errori di valutazione sulla natura del fenomeno mafioso e sulla capacità della mafia di propagarsi al nord.

L’arrivo dei mafiosi al nord – si legge nel rapporto CNEL – avviene attraverso diverse strade:
-il soggiorno obbligato con l’invio di mafiosi, prima siciliani e ppoi camorristi e ‘ndranghetisti, nelle regioni del Nord. Una quota di soggiornanti si fermò definitivamente al nord.
Prima la mafia poi i la ‘ndrangheta hanno mostrato un’impressionante capacità di tessere rapporti con pezzi delle istituzioni – alcuni magistrati e alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine – e con uomini politici inseriti a vari livelli nelle amministrazioni pubbliche. I casi Sindona e Calvi sono sicuramente quelli più clamorosi.

Altgri casi di condizionamento o di “attenzioni” mafiose nei confronti della politica e delle amministrazioni comunali sono: Courgnè, Domodossola, Bardonecchia il cui consiglio comunale fu sciolto nel 1995.
Tutti i mafiosi sono stati attivi nel traffico degli stupefacenti. Poi è seguita la stagione dei sequestri di persona.
In Liguria rapporti tra ‘ndranghetisti (Fameli) e ambienti della massoneria. La vicenda Teardo, presidente della Regione Liguria, in rapporti con la P2 e uomini della ‘ndrangheta.

La seconda parte del Rapporto affronta la svolta della mafia dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio. Indagini penetranti colpiscono i maggiori gruppi mafiosi insediati al nord.Vengono scompaginati reti di narcotraffico e raggruppamenti mafiosi siciliani, calabresi e campano. La repressione del decennio degli anni novanta ha degli effetti precisi:
-migliaia di mafiosi sono arrestati, processati e in gran parte condannati
-riduce al minimo la presenza di “Cosa nostra” e fa emergere la forza e la potenza della ‘ndrangheta
Da allora è diventata la mafia prevalente in tutte le regioni del nord.
Dappertutto le relazioni dei prefetti cominciano a segnalare la presenza delle attività mafiose nel settore edile. In Lombardia e a Milano c’è stata, ad un certo punto, la prevalenza della ‘ndrangheta. In Lombardi si sono spostate tutte le ‘ndrine che contano, nessuna esclusa, ed ognuna di loro ha trovato il proprio spazio. Si verifica l’espulsione di imprenditori sani e la contestuale sostituzione con soggetti privi di scrupoli. Forme consistenti di concorrenza sleale nei diversi settori dell’economia, distorcendo così le regole di mercato e determinando talvolta il fallimento delle imprese legali concorrenti. Si cominciano ad introdurre mutamenti rilevanti: aziende rilevate con la tecnica del prestito di usura.

Nella Parte Terza e Quarta del Rapporto viene affrontato il profilo delle attività mafiose che via via si è affinato e s’è ampliata la presenza in vari settori economici, soprattutto nell’edilizia, movimento terra, usura, impossessamento di aziende e di attività commerciali, acquisto di immobili, truffe, una miriade di attività e di presenze economiche che si sono insinuate indentro il cuore dell’economia e della finanza delle città e delle regioni del nord.
Indagini nell’hinterland di Milano mettono in luce sia la presenza delle ‘ndrine nei lavori dell’alta velocità ferroviaria e in quelli dell’ampliamento dell’Autostrada A4 sia il rapporto nuovo tra imprenditoria ‘ndranghista e imprenditoria lombarda.

(LG-FF)

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