L’Italia a rischio frane e alluvioni: abitazioni costruite in aree a rischio.

Ritardi nella prevenzione per il 78% delle amministrazioni, 3,5 milioni di persone quotidianamente in pericolo. Ecosistema Rischio 2010 di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile presenta i dati sul dissesto idrogeologico e sulle attività di prevenzione in Italia.

L’Italia si scopre sempre più fragile: troppo cemento lungo i corsi d’acqua così come a ridosso di versanti franosi mentre ancora è grave il ritardo nelle attività di prevenzione.

Sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree ad alta criticità idrogeologica, una fragilità endemica che non risparmia nessuna regione italiana.Nell’82% dei comuni intervistati da Ecosistema rischio 2010 sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana e nel 31% dei casi sono presenti in tali zone addirittura interi quartieri.

Nel 54% delle municipalità sono presenti in aree esposte al pericolo di frane e alluvioni fabbricati industriali e nel 19% strutture pubbliche sensibili come scuole e ospedali. Complessivamente si può affermare che ogni giorno nel Paese ci siano oltre 3 milioni e 500 mila cittadini esposti al pericolo di frane o alluvioni.
Considerando globalmente il lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico sono appena il 22% i comuni che intervengono in questo settore in modo positivo, mentre il 43% non fa praticamente nulla per prevenire i danni derivanti da alluvioni e frane.

Dati confortanti arrivano invece dalle attività svolte nell’organizzazione del sistema locale di protezione locale di protezione civile: il 76% delle amministrazioni comunali possiede un pino d’emergenza da mettere in atto in caso di frana o alluvione, e nel 51% dei casi i piani sono stati aggiornati negli ultimi due anni.
E’questa la fotografia del pericolo frane e alluvioni in Italia scattata da Legambiente e dal Dipartimento della Protezione Civile con Ecosistema rischio 2p010. L’indagine, realizzata nell’ambito della campagna nazionale Operazioni Fiumi 2010, che ha monitorato le attività nell’opera di prevenzione di frane e alluvioni realizzate da oltre 2.000 amministrazioni comunali fra quelle classificate ad elevato e a molto elevato rischio idrogeologico.

Sempre secondo i dati di Ecosistema rischio nel 69% dei comuni intervistati sono state svolte attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e/0 opere per la messa in sicurezza del territorio e dei versanti: è importante notare tuttavia che tali interventi di messa in sicurezza troppo spesso seguano filosofie vecchie, non vengano studiati su scala di bacino e nel rispetto delle dinamiche naturali dei corsi d’acqua, rischiando di trasformarsi in alibi per continuare a costruire lungo i nostri fiumi. E intanto le delocalizzazioni procedono a rilento: soltanto il 6% dei comuni intervistati ha intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e appena nel 3% dei casi si è provveduto con interventi analoghi su insediamenti o fabbricati industriali. La difficoltà di attuare interventi di delocalizzazione è anche legata alla girale resistenza delle popolazioni ad accettarla anche a fronte di un rischio acclarato, rispetto al quale i possibili interventi strutturali hanno scarsa possibilità di accesso.

Il comune più meritorio nella prevenzione delle frane e alluvioni è Senigallia (AN), che ha conquistato il primato nazionale nella speciale classifica di Ecosistema rischio 2010 grazie alla realizzazione di interventi di delocalizzazione degli insediamenti abitativi e industriali dalle zone esposte a maggiore pericolo e all’organizzazione di un buon sistema locale di protezione civile.

(LG-FF)

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