L’ Annuario dei dati ambientali 2002

Il documento di 8450 pagine presentato nei giorni scorsi dall’ Agenzia per la protezione dell’ ambiente e i servizi tecnici (APAT).

Nei giorni scorsi è stato presentato l’Annuario dei dati ambientali 2002, elaborato dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente e i servizi tecnici (APAT). Il voluminoso documento di 8450 pagine, che presenta circa 160 indicatori suddivisi in 4 sezioni, 18 capitoli, 10 aree tematiche, 290 tabelle e quasi un centinaio di migliaia di dati, rappresenta – come ha dichiarato il direttore generale dell’ APAT, Giorgio Cesari – ” l’avvio di una regolare e organica attività di diffusione delle informazioni sulle condizioni ambientali in Italia “. Nella Sintesi del documento – che riportiamo nel link – si evidenzia, fra l’ altro, che il suolo del nostro Paese rasenta problemi di degradazione fisica e biologica. Infatti, più dei 2/3 del territorio italiano è soggetto a rischio erosione a causa della notevole energia di rilievo e dell’erodibilità dei suoli, che recenti stime portano a indicare in valori compresi dalle 10 alle oltre 200 t/ha/anno, con i valori più elevati concentrati lungo la fascia appenninica e le zone montane e pedemontane. A livello nazionale sono state individuate aree sensibili alla desertificazione che, analizzate a una scala di maggior dettaglio, evidenziano un rischio di desertificazione elevato, sebbene in questa fase non sia possibile confrontare i risultati delle regioni interessate dal fenomeno, a causa della diversa metodologia adottata. In Italia sono state individuate, nei Piani Straordinari, circa 9000 aree a rischio idrogeologico molto elevato. Tali valori, comunque, sono destinati – si legge nel documento – ad aumentare ulteriormente a mano a mano che saranno completati i Piani e i Progetti di piano per l’assetto idrogeologico. Dai dati si evidenzia che le aree a rischio idrogeologico molto elevato sono quelle a rischio frana e alluvioni: circa 6700 a rischio frane, 2400 a rischio alluvione e 37 a rischio di valanghe. Per quanto riguarda le pressioni sul territorio da parte degli stabilimenti e i siti industriali, gli indicatori scelti dall’APAT evidenziano come il numero complessivo degli stabilimenti a rischio, presenti in Italia al 31 dicembre 2001, sia pari a 1.136, con una riduzione di circa il 7% rispetto ai dati censiti nel dicembre 1999 e riferiti all’ ultimo periodo di vigenza del DPR 175/88 ( Seveso I). Includendo, però, nel novero anche gli stabilimenti soggetti all’ art. 5, comma 3, del D.Lgs. 334/99 ( Seveso II), il numero complessivo dovrebbe incrementarsi di circa il 10%, secondo stime preliminari dell’ Agenzia. Per quanto riguarda un’ altro importante indicatore, cioè quello dei rifiuti, si legge nell’ Annuario che la quantità totale di rifiuti prodotti nel 1999 ha registrato una crescita del 2,9% rispetto all’ anno precedente ( circa 77 milioni di tonnellate). L’ aumento di più di 2 milioni di tonnellate è dovuto principalmente alla produzione di rifiuti urbani. Tale valore, nel 2000, pari a circa 29 milioni di tonnellate, si è mantenuto quasi costante rispetto al 1999, assestandosi su un valore pro capite di circa 500 kg/ab anno. La quantità di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato nel 2000, con una percentuale del 14,4% rispetto alla produzione di rifiuti, conferma il trend in aumento degli anni precedenti ( nel 1996 tale indicatore riporta una percentuale del 7, 2%). Tuttavia tale media nazionale è ancora lontana dall’ obiettivo del 25% fissato per il 2001 dal D.Lgs. 22/97. Nel 2000, i processi energetici hanno contribuito per l’ 85,4% alle emissioni complessive di gas-serra, per il 95,7% a quelle di anidride solforosa e per il 98,6% a quelle di ossidi di azoto.Il trend di crescita delle emissioni energetiche di gas-serra corrisponde ad andamenti diversi per le emissioni da processi energetici nei vari settori economici, con una crescita molto elevata nei trasporti ( + 16,9%), più contenuta per le industrie energetiche ( + 11,2%), limitata per il settore residenziale i e servizi, inclusa l’ agricoltura (+3,3%) e un calo significativo per le industrie manifatturiere (-11,8%).

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