La carta dei diritti e dei doveri degli immigrati

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 137 del 15.6.2007 è pubblicato il Decreto 23 aprile 2007 del Ministro dell’Interno relativo alla “Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione”.

La Carta dei valori e della cittadinanza degli immigrati è stata stilata sulla base dei principi della nostra Costituzione e delle carte europee ed internazionali sui diritti umani e rappresenta la risposta del governo alla vocazione sempre più multi etnica del nostro paese, nel tentativo di attuare i valori dell’integrazione e la coesione sociale delle comunità straniere con la nostra.
E’composta da sette sezioni: i valori fondanti della società italiana, la dignità della persona, il diritto al lavoro e alla salute, quello all’istruzione e all’informazione, la famiglia e le nuove generazioni; la laicità e la libertà religiosa; l’impegno internazionale dell’Italia.
I tre cardini fondamentali di questa carta, il cui testo è allegato al Decreto ministeriale 23 aprile 2007, sono la centralità della persona umana e della sua dignità, la parità dei diritti fra donne e uomini ed il diritto alla libertà religiosa. In particolare questi tre punti emergono chiaramente quando il documento tratta della religione e della laicità, affermando che i i principi di libertà e i diritti della persona non possono essere violati nel nome di alcuna religione ed escludendo ogni forma di violenza, od istigazione alla violenza, comunque motivata dalla religione. Inoltre, si ribadisce l’uguaglianza di chiunque, a prescindere dalla religione di ciascuno, di fronte alla legge civile o penale. Questa libertà religiosa permette di avere o meno una fede e, quindi, di praticarla o no, ma anche di cambiarla a piacere, di diffonderla e di formare organizzazioni confessionali. Tuttavia viene precisato che la libertà di culto non deve mai contrastare con le norme penali in vigore e con i diritti degli altri. Pari dignità è riconosciuta anche ad i simboli e ad i segni di tutte le religioni. Un passaggio importante è quello sull’abbigliamento. Non ci sono restrizioni di alcun genere, purchè esso venga scelto in piena libertà; tuttavia “non sono accettabili forme di vestiario che coprono il volto perché ciò impedisce il riconoscimento della persona e la ostacola nell’entrare in rapporto con gli altri”. Un altro no deciso viene espresso nei confronti della poligamia, come contraria ai diritti della donna, in accordo anche con i principi affermati dalle istituzioni europee; infatti, nella carta si legge che l’Italia riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e che quest’ultimo “è fondato sulla eguaglianza di diritti e di responsabilità tra marito e moglie ed è per questo a struttura monogamica”.
Inoltre, sono proibite sia la coercizione si la violenza dentro e fuori la famiglia, tutelando la dignità della donna in tutte le sue manifestazioni ed in ogni momento della vita associativa e vietando tassativamente i matrimoni forzati, o quelli combinati tra bambini. Per fare conoscere la carta alle comunità di immigrati e promuoverne la diffusione, il decreto ministeriale prevede che venga istituito un consiglio scientifico incaricato di approfondire e proporre le più opportune iniziative per la conoscenza, la diffusione della Carta dei valori ed i successivi interventi e di studiare le soluzioni più adeguate per l’armonica convivenza delle comunità dell’immigrazione e religiose della società italiana. A questo scopo dovranno essere organizzati incontri con il mondo delle associazioni ed organizzazioni che operano in seno alle comunità immigrate, con esponenti delle diverse confessioni ed organizzazioni religiose e con i componenti della Consulta per l’Islam italiano.

Approfondimenti

Precedente

Prossimo