La relazione fornisce un aggiornamento sui diritti dei lavoratori europei alla luce delle decisioni della Corte di Giustizia europea, che ne ha ampliato il campo di applicazione nel corso dellultimo decennio. Ad esempio, la nozione di lavoratori comprende ora anche chi h unoccupazione temporanea o gli atleti pagati per giocare in altri paesi dellUE.
La relazione è il frutto del rinnovato impegno a promuovere la mobilità professionale allinterno dellUE. Il nuovo piano economico decennale dellUnione la giudica infatti indispensabile per combattere la disoccupazione, che ha raggiunto livelli record con la recessione. A maggio era a quota 9,6%, rispetto al 6,8% un anno prima, cioè prima della crisi finanziaria.
La mobilità dei lavoratori può contribuire a ridurre la disoccupazione facendo incontrare domanda e offerta, ha dichiarato il Commissario per loccupazione Làszlò Andor. Gli europei ne sono consapevoli, ma per andare a lavorare in un altro paese dellUE bisogna ancora superre molti ostacoli. Un sondaggio pubblicato insieme alla relazione rivela che il 48% degli europei sarebbe disposto a cercare lavoro in un altro paese o in unaltra regione se perdesse il proprio posto. Il 17% prevede di emigrare in futuro.
Oltre agli ostacoli giuridici, gli europei incontrano anche problemi amministrativi e pratici. Lalloggio, la lingua e il lavoro per il coniuge sono solo alcuni dei fattori che incidono sulla mobilità transfrontaliera.
(LG-FF)