La modernità del pensiero politico dei padri fondatori dell’Unione Europea.

Riportiamo nel link questa interessante analisi di Lucio Battistotti, direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea nella quale si sottolinea che è pensiero comune credere “che i padri fondatori dell’Unione europea fossero rivoluzionari che prime del tempo avevano visto i limiti dello Stato nazionale e capito la necessità per costruire in Europa un sistema di potere sovranazionale”

In realtà Adenauer, De Gasperi, Monnet e Schuman erano uomini del loro tempo, con i piedi ben saldi per terra. Il progetto da loro concepito mirava più a far durare lo Stato nazionale su nuove basi che a eliminarlo.

Questa è la tesi –scrive ancora Battistotti – sviluppata dallo studioso britannico Ala n Milward nel supo saggio “The European rescue of the Nation State” che un’altro studioso britannico, Perry Anderson, riprende nel suo recente saggio sull’Europa, “The new old world”.

Secondo la visione dei padri fondatori, il trasferimento di alcune competenze tecniche ad un’autorità sopranazionale doveva permettere ai nuovi go vermi democratici di concentrarsi nel consolidamento della loro autorità indebolita a causa delle devastazioni della guerra. Il nuovo ordine europeo non doveva toccare la vera sovranità degli Stati, ma facilitare quella ripresa economica che sola avrebbe ridato alle popolazioni fiducia nelle autorità nazionali.

La costruzione europea sarebbe venuta dopo, indotta dalle sempre più strette relazioni fra i popoli del nostro continente, non pilotata dall’alto. Gli ideatori dell’Europa moderna seppero in questo interpretare pienamente il sentire dei loro contemporanei, che se da un lato già percepivano le contraddizioni degli Stati nazionali, dall’altro ancora non vedevano una via alternativa da percorrere.

(LG-FF)

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