La non autosufficienza in Italia

Il documento del CNEL concernente “La definizione e la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni sociali alla luce della riforma del Titolo V della Costituzione”

Il Consiglio Nazionale dell’ Economia e del Lavoro (CNEL) ha approvato le osservazioni e le proposte al documento del 18 luglio 2002 concernente ” La definizione e la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni sociali alla luce della riforma costituzionale del Titolo V”. Le possibili definizioni di non autosufficienza sono molteplici ( inabilità, invalidità, handicap, disabilità, ecc.), ma conformemente ai parametri utilizzati dall’ ISTAT, il CNEL ritiene opportuno adottare una definizione di natura funzionale, che fa riferimento alla capacità della persona di svolgere autonomamente o meno le funzioni essenziali della vita quotidiana. Persona non autosufficiente , quindi, è quella che richiede un intervento permanente e continuativo, sia nella vita individuale che di relazione. In base a tale criterio, la persona non autosufficiente è quella che ha bisogno d’aiuto, anche in parte, per svolgere attività essenziali ( alzarsi da un letto o da una sedia , lavarsi, vestirsi, ecc.). Con questo approccio, in Italia l’ ISTAT censisce complessivamente circa 2.800.000 disabili i non autosufficienti. Nell’ arco di quest’ ultimo decennio, la dimensione totale dei non autosufficienti in istituto è rimasta pressochè invariata: da 278.000 a 286.000 persone. Questo risultato è frutto dell’ andamento contrastante di due componenti: le persone autosufficienti sono diminuite di oltre 43.000 unità mentre le persone non autosufficienti sono aumentate di 50.262 unità ( un aumento di oltre il 44% per tutti gli ospiti e di oltre il 50% per gli ospiti anziani). Da questi dati si evince che l’ anziano, dunque, se non perde l’ autonomia e non ha nessuno che possa aiutarlo, evita di trasferirsi in istituto. Il profilo demografico dei non autosufficienti, secondo il CNEL, è un fenomeno presente in tutte le fasce di età, ma crescente con l’ età avanzata. Fino a 75 anni il fenomeno è relativamente contenuto, mentre esplode dopo gli 80 anni. L’ allungamento della vita media, dunque, produrrà anche un incremento delle persone non autosufficienti ( nell’ arco di un secolo il numero dei centenari è passato da 165 del 1901 a 8.160 nel 2001. Partendo da tali considerazioni, il documento CNEL indica gli obiettivi individuati per l’ integrazione e il sostegno sociale delle persone non autosufficienti, ricordando che la legge n. 328/2000 individua metodi e strumenti finalizzati allo scopo, all’ interno di un disegno quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. In tale prospettiva, il Capo III della citata legge, dettante ” Disposizioni per la realizzazione do particolari interventi di integrazione e sostegno sociale”, individua, come obiettivi, i seguenti: – Progetto individuale a favore delle persone disabili ( art. 14); – Sostegno domiciliare per le persone anziane non autosufficienti ( art. 15); – Valorizzazione e sostegno delle responsabilità familiari ( art. 16). Il metodo individuato per la realizzazione di tali obiettivi, che il CNEL ritiene compatibili con il nuovo impianto costituzionale, delineato dalla riforma del Titolo V, è incentrato sulla consultazione tra Enti locali, e Organi centrali dello Stato, anche mediante l’ utilizzo di organi collegiali, quali la Conferenza unificata ex art. 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Nella Sezione III del documento riguardante le ” Osservazioni e proposte sulle modalità di finanziamento”, il CNEL ritiene che le soluzioni per tutelare le persone non autosufficienti debbano realizzare due obiettivi. Il primo è realizzare un sistema di protezione sociale che riconosca alla non autosufficienza lo status di rischio, per cui si è protetti in quanto cittadini, così come l’ età anziana, o come altri rischi dello stato di salute della persona. Il secondo obiettivo, è la costituzione di un Fondo per la non autosufficienza, che abbia come scopo quello di costituire un secondo pilastro di carattere assistenziale da mettere a fianco del pilastro sanitario.

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