CIIP diffonde una nota pubblica estratta della lettera inviata dal Presidente Susanna Cantoni ai Presidenti delle Associazioni che aderiscono alla Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione in merito a “Il dodecalogo AIAS per il lavoro sicuro”.
In merito a “Il decalogo AIAS per il lavoro sicuro” desidero esprimere alcune considerazioni riprendendole dalla nota che ho già inviato, in merito, ai Presidenti delle associazioni che aderiscono alla Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (CIIP).
Per una migliore comprensione permettetemi due parole di presentazione della CIIP che ho l’onore e il piacere di presiedere.
La Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (CIIP) è una associazione nata nel 1990 per volontà di alcune tra le più rappresentative Associazioni professionali e scientifiche che operano nei settori della medicina del lavoro, dell’igiene industriale, della prevenzione ambientale, della sicurezza del prodotto, dell’ergonomia, della formazione alla sicurezza del lavoro. Si pone come uno strumento per l’integrazione delle conoscenze e l’armonizzazione delle risposte alle problematiche della prevenzione e della sicurezza dei lavori. Ad essa partecipano oggi 15 associazioni, tra le quali AIAS.
La CIIP opera attraverso gruppi di lavoro producendo e divulgando documenti tecnici, organizzando e partecipando a seminari e convegni.
Purtroppo, diverse proposte presentate da “Il decalogo AIAS per il lavoro sicuro” sono in aperto contrasto con quelle presentate, e argomentate, nei documenti di CIIP, proposte e documenti condivisi da tutte le associazioni aderenti alla Consulta, AIAS compresa. Altre riprendono proposte di CIIP ma in modo parziale e quindi travisandone la complessità.
I documenti prodotti da CIIP hanno affrontato molti dei temi richiamati dal documento AIAS, ma con ben altra complessità e ricchezza di contenuti, proprio perché derivanti dal confronto con le diverse professionalità presenti nei gruppi di lavoro di CIIP (questa è la vocazione e il senso di lavorare nella CIIP!).
Non affronterò tutti i temi trattati nel documento di AIAS, ma quelli che, a mio avviso, mi paiono più problematici.
Tra i professionisti della sicurezza non ci sono solo i RSPP e gli ASPP ma anche i tecnici della prevenzione che lavorano nei servizi pubblici, i Medici Competenti e i medici del lavoro dei servizi pubblici, gli psicologi, i chimici, i fisici, gli ingegneri, gli assistenti sanitari, gli epidemiologi, gli ergonomi, figure che possono operare sia nelle imprese che nelle ASL, occuparsi non solo di sicurezza ma anche di salute e benessere dei lavoratori, indispensabili in entrambi i mondi per una corretta valutazione dei rischi, per la scelta delle soluzioni, per lo sviluppo della partecipazione. Figure rappresentate da diverse associazioni aderenti a CIIP che in questi anni hanno dato interessanti contributi scientifici e proposte anche operative alle istituzioni (rischio chimico, da radiazioni, stress, violenze, invecchiamento e lavoro, rischio muscoloscheletrico, ambiente, gestione COVID, sorveglianza sanitaria, sistema informativo, legislazione, ecc.).
Un documento che ambisce ad essere il decalogo per il lavoro sicuro non può non valorizzare queste figure e tacere sul loro ruolo, sui loro problemi, sulla loro limitata presenza, in alcuni casi addirittura assenza, in moltissimi servizi nonché imprese, sulla loro formazione, sul loro inquadramento, ecc.
Quanto al paragrafo “Assistenza pubblica collaborativa ai datori di lavoro” oltre ad essere in aperto contrasto e conflitto con quanto scritto nei documenti CIIP, condivisi anche da AIAS, le osservazioni e le proposte non sono sorrette da alcuna analisi che possa cogliere successi e criticità dell’operato della Pubblica Amministrazione. Le proposte formulate sono il frutto di chi non conosce la storia del sistema pubblico di prevenzione.
Solo qualche ricordo.
Le scelte operate dalla L. 833/78 in materia di sistema pubblico di prevenzione nei luoghi di lavoro nascevano da una conoscenza dell’operato dei diversi enti allora attivi che aveva messo in luce questi principali elementi di debolezza del sistema:
1. la frammentazione delle competenze istituzionali
2. la separazione tra funzioni di vigilanza e funzioni di prevenzione
3. la separazione tra competenze sanitarie e competenze tecniche
4. un modello di intervento scarsamente partecipato dai soggetti aziendali deputati alla prevenzione
5. la mancanza di un approccio globale ai problemi di sicurezza e igiene del lavoro
Le proposte di AIAS riportano esattamente al panorama esistente prima della L 833/78, ampiamente criticato da un largo schieramento di scienziati, professionisti, rappresentanze dei lavoratori e che i legislatori di allora hanno ritenuto di dover superare: un ente, l’Ispettorato del Lavoro, che faceva vigilanza con poteri impositivi (peraltro fragili) ma povero di competenze professionali ed un altro, l’ENPI, che faceva assistenza e consulenza, senza alcun potere impositivo.
Le proposte di AIAS ripropongono esattamente le stesse criticità sopra richiamate e buttano a mare la scelta operata dalla L. 833/78 di inserire la prevenzione come uno dei pilastri del SSN, nella convinzione che la prevenzione riduce le sofferenze e fa anche risparmiare.
Sicuramente l’attività delle strutture pubbliche deputate alla prevenzione necessita di ripensamenti, oltre che di rafforzamenti, ma questo non può avvenire, a mio avviso, ignorando e cancellando la cultura e i risultati prodotti in questi decenni, sia pur in forma disomogenea (lavoro per comparti, piani nazionali edilizia, agricoltura e zootecnia, porti, ferrovie, REACH, rischio chimico, rischi fisici, tumori professionali, amianto, stress, ecc. per approdare ai più recenti Piani mirati di prevenzione). E’ vero anche che di tutto ciò è mancata la comunicazione e questo è un grave difetto che può compromettere la diffusione di buone pratiche e la loro stessa efficacia.
A proposito del SINP, tra gli enti citati che partecipano al SINP gli unici nel documento AIAS dimenticati sono le Regioni e le ASL, proprio coloro che, insieme a INAIL, hanno dato vita all’embrione di SINP attualmente esistente e quindi all’art 8 del D.Lgs. 81/08, e gli unici che lo utilizzano per la programmazione delle loro attività (si vedano i Piani nazionali e regionali di prevenzione, i Piani mirati). È una singolare dimenticanza di chi forse non conosce la storia del SINP, peraltro ampiamente richiamata nei documenti di CIIP (2 tomi specificamente dedicati, due convegni (1) (2), un intero capitolo del documento “Il D.Lgs. 81/08 dieci anni dopo”).
Ma il mondo della Pubblica Amministrazione non è l’unico che meriterebbe una rivisitazione critica.
Più in generale, il documento si occupa solo della formazione, delle figure di RSPP e ASPP, del sistema pubblico e della normativa, con una visione molto tecnicistica (non a caso si parla solo di infortuni e non di malattie da lavoro e di benessere dei lavoratori).
Ma un “decalogo per il lavoro sicuro” non dovrebbe occuparsi anche del ruolo dei datori di lavoro, coloro che dovrebbero essere i principali artefici della prevenzione nei luoghi di lavoro? Della qualificazione delle imprese? Dei rapporti di lavoro irregolari, precari, così diffusi nel mercato del lavoro? Della normativa in materia di appalti?
E del mondo dei consulenti aziendali? Dei DVR inadeguati, formali, oltre che costosi, proposti ai datori di lavoro e niente affatto strumenti di miglioramento delle condizioni di lavoro?
E del ruolo dei RLS? Della importanza, richiamata sempre nei documenti europei, della loro partecipazione alle scelte relative alla gestione in sicurezza del lavoro (valutazione dei rischi, individuazione delle più idonee e praticabili misure di prevenzione e protezione, formazione, ecc.), ma anche di come superare il loro marginale coinvolgimento nelle stesse?
E del ruolo dei medici competenti, che non deve essere limitato alle sole visite periodiche? MC che devono essere interamente partecipi del processo di prevenzione aziendale, come nelle migliori prassi e come per lo più avvenuto durante la pandemia.
E ancora, non si può tacere della vergognosa carenza di risorse di personale di tutti i servizi pubblici che si occupano di prevenzione: personale dei Servizi PSAL, dei VV.F., dell’INL, ARPA, come segnalato da CIIP in numerose occasioni, tra le quali le lettere al Governo, prima a Presidenza Conte e poi a Presidenza Draghi, chiedendo il rafforzamento di tutte le strutture.
La prevenzione dei rischi occupazionali è tema complesso che richiede riflessioni ben ponderate, non emotive, e che non offrano il destro a chi vorrebbe procedere a colpi di spugna, modificare il D.Lgs. 758/94, eliminare importanti obblighi dei datori di lavoro giudicandoli formalismi e ridurre ancor più l’attività dei servizi pubblici, già decurtati ampiamente di risorse.
CIIP riprenderà, nei prossimi mesi, tutti questi temi nei gruppi di lavoro che coinvolgono tutte le associazioni aderenti, con l’intento di pervenire a proposte condivise, che provvederemo ad inviare anche al vostro sito.
Cordialmente
Susanna Cantoni
Presidente Consulta Interassociativa Italiana per la prevenzione