La ricerca scientifica italiana allo sbaraglio

Il Presidente del CNR, Prof. Lucio Bianco,il 13 maggio scorso ha rassegnato le proprie dimissioni dall’ incarico, con una lettera in cui riassume le critiche al decreto di riordino dell’ ente.

Dopo le vicende degli ultimi mesi che sembravano aver riportato un po’ di tregua nel mondo scientifico italiano, il 13 maggio scorso, con le dimissioni del Prof. Lucio Bianco da presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, la ricerca scientifica italiana si trova nuovamente allo sbaraglio per una politica governativa che nega l’ utilità di una ricerca nazionale intesa come avanzamento delle conoscenze di lungo periodo, ma legata invece ad interessi particolaristici e aziendalistici. Nel dare le dimissioni, il Prof. Lucio Bianco, ha dichiarato: “Ho svolto le mie funzioni, negli ultimi sei anni, al servizio e a tutela e al servizio della istituzione”, riassumendo le critiche al riordino dell’ Ente voluto dal Governo Berlusconi ed in particolare dal Ministro Moratti. Infatti, dopo mesi di contrasti tra il Presidente del CNR e il Ministro dell’ Istruzione e della Ricerca scientifica, sui contenuti del decreto di riordino dell’ ente, lascia l’ incarico sottolineando di avere sempre agito nell’ interesse della comunità scientifica, alla quale ha inviato una lettera aperta che riportiamo nel link. Per difendere i ricercatori, Bianco si è opposto al decreto di commissariamento dell’ Ente, deciso dal Consiglio dei Ministri il 31 gennaio scorso e successivamente annullato dal TAR: ” Perché – spiega il Presidente del CNR – a parte gli evidenti profili di illegittimità amministrativa il commissariamento avrebbe impedito la partecipazione degli ordinari organi di governo al dibattito sulle nuove regole e sui nuovi indirizzi proposti”. In questo modo Bianco è in effetti riuscito a illustrare la sua posizione, fortemente critica verso il riordino dell’ Ente voluto dalla Moratti, in Parlamento ed in altre occasioni istituzionali. Una critica indirizzata ad un disegno di riforma radicale, che non tiene in alcun conto i risultati della precedente riforma avviata soltanto quattro anni fa. E in ogni occasione, il Presidente del principale ente di ricerca pubblico italiano ha rivendicato la necessità di conservare al CNR la sua autonomia, garantita dalla Costituzione, e di assicurare una adeguata rappresentanza della comunità scientifica nei nuovi organi di governo. Con la conclusione del dibattito parlamentare e con l’ approssimarsi dell’ approvazione del decreto legislativo di riordino del CNR, il Prof. Bianco ha ritenuto di aver completato il confronto e di avere compiuto il ruolo istituzionale che gli competeva in qualità di Presidente, rassegnando conseguentemente le dimissioni.

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