Le morti “ordinarie” sul lavoro o in strada superano gli omicidi.

Con questo titolo il CENSIS ha diffuso, il 5 agosto scorso, un Comunicato stampa sui risultati emersi in un confronto internazionale su “Sicurezza e allarme sociale”. Si muore 2 volte più sul lavoro e 8 volte di più sulle strade. L’Italia è di gran lunga il Paese europeo dove si muore di più sul lavoro.

Gli omicidi in Italia continuano a diminuire. In base ai dati delle fonti ufficiali elaborati dal CENSIS, sono passati da 1.042 casi nel 1995 a 818 nel 2000, fino a 663 nel 2006 (-36,4% in 11 anni).

Sono molti di più negli altri grandi Paesi europei, dove pure si registra un tendenza alla riduzione: 879 casi in Francia (erano 1.336 nel 1995 e 1.051 nel 2000), 727 casi in Germania (erano 1.373 nel 1995 e 960 nel 2000), 901 casi nel Regno Unito (erano 909 nel 1995 e 1.002 nel 2000). Anche rispetto alle grandi capitali europee, nelle città italiane si registra un numero minore di omicidi. Nel 2006 a Roma si sono contati 30 casi, quasi come Parigi (29 omicidi, ma erano 102 nel 1995) 33 a Bruxelles, 35 ad Atene, 46 a Madrid, 50 a Berlino, 169 a Londra, che aveva toccato la punta massima (212 omicidi) nel 2003.

Il Censis sottolinea, però, che si tratta di piccoli numeri se paragonati alle morti sul lavoro. Nel 2007 sono stati 1.170 i decessi per motivi di lavoro in Italia, di cui 609 in infortuni “stradali”, ovvero lungo il tragitto casa-lavoro (“in itinere”) o in strada durante l’esercizio dell’attività lavorativa.

L’Italia è di gran lunga il Paese europeo dove si muore di più sul lavoro. Se si escludono gli infortuni in itinere o comunque avvenuti in strada, non rilevati in modo omogeneo da tutti i Paesi europe, si contano 918 casi in Italia, 678 in Spagna, 593 in Francia (in questo caso il confronto è riferito al 2005).

(LG-FF)

Fonte: CENSIS

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