La scelta di monitorare le attività delle amministrazioni comunali deriva essenzialmente da due fattori: in primo luogo, i comuni hanno un ruolo determinante nelle scelte sulla pianificazione urbanistica del territorio e si possono ritenere, quindi, elemento strategico nella mitigazio ne del rischio idrogeologico; in secondo luogo, i sindacai sono, come stabilisce la legge, la prima autorità di protezione civile.
Le amministrazioni comunali possono intervenire per contrastare il rischio idrogeologico essenzialmente in due diversi settori:
– nelle attività ordinarie legate alla gestione del territorio, quali la pianificazione urbanistica, gli interventi di delocalizzazione di abitazione e di altri fabbricati dalle aree a rischio, ladeguamento alle norme di salvaguardia dettate dai Piani di bacino e la corretta manutenzione delle sponde e delle opere idrauliche;
– nella redazione dei pioani di emergenza che devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione, perché sappia esattamente cosa fare e dove andare in caso di emergenza nonché nellorganizzazione locale di protezione civile, al fine di garantire soccorsi tempestivi ed efficaci in caso di alluvione o frana.
Lindagine scrive ancora Legambiente ha dunque voluto verificare leffettiva realizzazione di tali interventik monitorando sia il livello attuale di rischio sia le attività svolte dai comuni per mitigarlo. In effetti, per quel che riguarda molti comuni italiani le attività di manutenzione dei corsi dacqua e gli interventi di messa in sicurezza non sono di diretta competenza delle amministrazioni comunali, e pertanto la volontà delle amministrazioni comunali, per quanto virtuosa non è sufficiente e resta condizionata dalle scelte delle Autorità di bacino e dallintervento finanziario delle Regioni e dello Stato.
Tuttavia ai Comuni compete spesso una importante attività di monitoraggio della situazione di rischio su tutto il territorio che è stato ritenuto opportuno valutare. Inoltre nella scheda inviata da Legambiente per lanno 2008 alle amministrazioni comunali, è stato ritenuto opportuno valutare anche ladozione da parte dei comuni stessi di provvedimenti normativi che vietino ledificazione nelle aree classificate ad elevato rischio idrogeologico.
In questo modo si è voluto focalizzare lattenzione sia sugli interventi per un corretto uso del suolo, che sappia limitare lurbanizzazione eccessiva di queste aree, ad esempio le zone di espansione naturale dei fiumi, sul tema dellabusivismo che affligge molte zone del nostro paese.
Lindagine si è concentrata sulla rilevazione di parametri che indicano lo stato di avanzamento e leffettiva realizzazione di interventi di prevenzione messi in oprra dalla amministrazioni comunali (gestione del territorio, piani di emergenza, campagne di informazione alla popolazione, ecc.).
E stata monitorata la presenza di abitazionik, di interi quartieri o di fabbricati industriali i n aree a rischio di alluvion e e di frana; la messa in opera da parte dei comuni di interventi dik delocalizzazione dalle zone a rischio, sia di insediamenti industriali, sia di abitazioni; ladozione di provvedimenti che vietino ledificazione nelle zone classificate a rischio; la realizzazione di opere di messa in sicurezza dei corsi dacqua e/o consolidamento dei versanti franosi ai fini di una valutazione sintetica del livello di rischio idrogeologico su scala comunale.
I risultati dellindagine di Legambiente si possono valutare leggendo le tabelle riportate nel dossier che si riferiscono a 1244 amministrazioni comunali italiane.
(LG-FF)