In occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2022 (World Water Day) Legambiente presenta il dossier “Acque sotterranee. Il necessario è invisibile agli occhi” dove lancia una road map con tre proposte per tutelare e preservare questi importanti corpi idrici, troppo spesso maltrattati e sovra sfruttati. La qualità e la quantità delle acque di falda infatti è sempre più messa a rischio dall’urbanizzazione, dalla crescita demografica, dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici.
Invisibile agli occhi eppure fondamentale per la vita e gli equilibri sulla terra: l’acqua sotterranea, detta anche acqua di falda, è la più grande riserva idrica del pianeta ma anche una delle risorse più dimenticate. Quest’anno è protagonista della Giornata mondiale dell’acqua 2022 (World Water Day), occasione in cui Legambiente presenta il dossier “Acque sotterranee. Il necessario è invisibile agli occhi” dove lancia una road map con tre proposte per tutelare e preservare questi importanti corpi idrici, troppo spesso maltrattati e sovra sfruttati, la cui qualità e quantità è sempre più messa a rischio dall’urbanizzazione, dalla crescita demografica, dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici.
Legambiente individua tre azioni concrete e non rinviabili, che coincidono con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite di una gestione condivisa e sostenibile delle falde, allo scopo di garantire universalmente l’accesso ad acqua pulita e potabile.
Primo passaggio fondamentale è il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE) che impone agli Stati membri, entro il 2027 (limite prolungato, inizialmente 2015) il conseguimento del buono stato qualitativo e quantitativo dei corpi idrici. I dati ISPRA mostrano una situazione ancora di forte ritardo in Italia: da un punto di vista quantitativo, solo il 75% dei corpi idrici sotterranei risulta classificato e di questi solo il 61% risulta in uno stato chimico “buono”, il 14% “scarso” e ben il 25% ancora non classificato (261 corpi idrici sui 1052 totali). Simile lo stato qualitativo che vede l’83% delle acque sotterranee classificate, di cui il 58% è in stato “buono”, 25% scarso e 18% non ancora classificato.
Seconda priorità è la necessaria pianificazione degli usi dell’acqua, per prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo dei corpi idrici: necessario un monitoraggio costante per riuscire ad avere una visione d’insieme sull’impatto che la “somma” delle singole attività di scarico, prelievo, rilascio genera sulla risorsa idrica di un territorio.
Infine, la messa al bando nella produzione e nella commercializzazione di quelle sostanze inquinanti, persistenti e bioaccumulabili che stanno generando problemi di tipo ambientale e sanitario in alcune parti dell’Italia. Un caso emblematico è quello dei PFAS, le sostanze perfluoroalchiliche, che hanno contaminato alcune porzioni delle falde del Veneto e del Piemonte, ma che si stanno ritrovando anche in numerose parti d’Italia.
L’Italia è una nazione a stress idrico medio-alto, secondo gli ultimi dati ISPRA, vengono consumati circa 26 miliardi di metri cubi di acqua all’anno: il 55%, è legato agli usi agricoli, il 27% a quelli industriali e circa il 18% per scopi civili. Relativamente al settore “scopi civili”, implicando acque di qualità elevata, nel 2018 sono stati prelevati più di 9,2 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile, di cui in media circa l’85% deriva dalle acque di falda. Le Regioni più “idrovore”, essendo le più popolose, sono rappresentate dalla Lombardia (1,42 miliardi di m3), Lazio (1,16 miliardi di m3) e Campania (0,93 miliardi di m3). Alcune Regioni, come Umbria e Valle D’Aosta, dipendono totalmente dalle acque di falda, ciò significa che il 100% delle acque prelevate sono sotterranee; altre ne dipendono in maniera comunque significativa: 7 Regioni superano il 90% di dipendenza dalle loro acque sotterranee (Lazio, Trentino-Alto Adige, Campania, Lombardia, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia e Veneto) e 5 Regioni ne dipendono per più dell’80% (Piemonte, Calabria, Molise, Marche e Sicilia).
Due i principali problemi citati nel dossier: il sovrasfruttamento delle falde, con conseguente riduzione, abbassamento e intrusione salina e l’inquinamento delle falde, dovuto a scarichi o sversamenti che raggiungono anche le acque sotterranee. Le riserve di acqua presenti nel sottosuolo sono per natura rinnovabili e di buona qualità, ma hanno tempi di ricarica molto lunghi e risultano essere sempre di più sotto pressione a causa delle attività antropiche. Una significativa parte delle acque sotterranee è interessata, in misura variabile, da inquinamento attribuibile a metalli pesanti, inquinanti organici persistenti, sostanze nutritive e da un’ampissima varietà di sostanze chimiche potenzialmente tossiche.
ACQUE SOTTERRANEE. Il necessario è invisibile agli occhi
SOMMARIO
Introduzione
Le acque sotterranee
Cenni normativi
Lo stato delle acque sotterranee in Italia
Principali pericoli che minacciano le acque di falda
Bibliografia
Fonte: Legambiente