Legambiente, le bandiere verdi e nere del territorio montano nel report “Carovana delle Alpi” 2021

L’edizione 2021 del report “Carovana delle Alpi” di Legambiente presenta sia le buone pratiche ambientali e culturali dei territori ad alta quota, sia i danni arrecati al fragile ecosistema alpino. Nel complesso cresce il numero dei vessilli (Bandiere Verdi) che sventolano sull’arco alpino, diciotto quest’anno, il doppio delle Bandiere Nere simbolicamente conferite alle pratiche dannose che provocano lacerazioni nel territorio montano.

Sempre più Bandiere Verdi sventolano sull’arco alpino. Cresce, anche nel 2021, il numero dei vessilli assegnato da Legambiente alle pratiche innovative e alle esperienze di qualità ambientale e culturale dei territori ad alta quota: sono ben 18 quest’anno, il doppio delle nove Bandiere Nere simbolicamente conferite, invece, alle pratiche dannose che provocano lacerazioni nel territorio montano. A raccontarne la genesi, gli impatti in positivo e in negativo sulle comunità e sull’ecosistema è la nuova edizione del rapporto di Legambiente “Carovana delle Alpi”, presentata il 12 luglio 2021 in concomitanza con la partenza dell’omonima campagna d’informazione itinerante che, fin dal 2002, guida i cittadini alla scoperta del territorio alpino.

Sono storie incentrate sul superamento delle disuguaglianze territoriali tra città e aree interne e sul riequilibrio dei flussi basato sul rispetto e sulla valorizzazione delle peculiarità dell’ambiente montano, quelle premiate dalle Bandiere Verdi 2021, così distribuite: cinque in Piemonte, due in Valle d’Aosta, una in Lombardia, tre in Alto Adige, due in Trentino, due in Veneto, tre in Friuli Venezia Giulia. Storie che hanno per protagonisti i più giovani e il loro ritorno alla terra d’origine, la strenua difesa di un patrimonio unico minacciato dalle azioni dell’uomo e/o dagli effetti dei cambiamenti climatici, l’attenzione alla biodiversità e alla vocazione dei territori, lo sviluppo di attività imprenditoriali inclusive e sostenibili.

Esattamente la metà, le Bandiere Nere distribuite da Legambiente – due in Piemonte, una in Lombardia, una in Alto Adige, una in Trentino, una in Veneto, due in Friuli – che segnalano, d’altro canto, i sempreverdi tentativi di affermazione di modelli di turismo e sfruttamento del territorio ormai fuori dal tempo, del tutto incompatibili con gli obiettivi di sviluppo sostenibile essenziali per il futuro delle nostre Alpi.

Le 18 buone pratiche premiate quest’anno da Legambiente si aggiungono a quelle degli anni precedenti per un totale di 226 Bandiere Verdi. Una vera e propria rete che dal 2002 è andata a rafforzarsi lungo tutto l’arco alpino: “Quello rappresentato dalle Bandiere Verdi è un campione significativo che ci consente ormai di individuare gli indicatori di successo utili a perseguire la via della transizione ecologica anche in montagna. Una nuova dimensione dello sviluppo, in cui persone e comunità dimostrano capacità inedite e risorse per affrontare imprevisti e criticità, ultima anche la crisi scaturita dalla pandemia da Covid-19” osserva Vanda Bonardo, responsabile di Legambiente Alpi. “Anno dopo anno, vanno a delinearsi delle specificità su cui far leva che si traducono in forme d’innovazione locale. In questo processo, naturalmente, è fondamentale il ruolo dell’amministrazione pubblica locale, alla quale si chiede di essere altrettanto innovata e innovativa”.

“Le buone pratiche raccolte in Carovana delle Alpi e premiate dalle Bandiere Verdi 2021 ci indicano che ci sono tutti i presupposti perché la montagna possa assumere una nuova centralità. Occorre però insistere ancora una volta sui cambi di prospettiva e su visioni più innovative” le fa eco Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. “Spiace rilevare come nelle liste stilate dalle singole Regioni per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) non sempre siano stati colti aspetti da noi segnalati come cruciali rispetto al ruolo che la montagna può svolgere in risposta alla crisi climatica e a quella pandemica. Per questo, continueremo a essere attenti osservatori di quanto verrà proposto sui territori dell’arco alpino, vigilando sull’impiego dei fondi che dovranno essere spesi per una reale transizione ecologica”.

Fonte: Legambiente

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