Legambiente, “Terra dei Fuochi, a che punto siamo?”

Legambiente denuncia tutte le questioni ancora irrisolte della Terra dei Fuochi: analisi sui terreni insufficienti, progetti di bonifica assenti, nessuno risanamento delle falde e dati epidemiologici preoccupanti.

Rinascita e riscatto. È questo quello che chiede la Terra dei Fuochi, l’area a cavallo delle province di Napoli e Caserta simbolo e paradigma dei traffici illeciti di rifiuti e dell’estrema pericolosità dell’ecomafia. Una terra martoriata nella sua essenza più profonda ed ignorata per decenni. Nel 2014 arriva finalmente il decreto legge “Terra dei Fuochi”, convertito poi in legge il 6 febbraio 2014, per fronteggiare l’emergenza. Ma a un anno dall’approvazione della legge in questione, troppi sono i ritardi legati alla sua attuazione e le questioni irrisolte.

Legambiente pubblica il dossier “Terra dei Fuochi, a che punto siamo?” che evidenzia come gli unici dati presentati dai Ministeri delle Politiche agricole e forestali, dell’Ambiente e della Salute sullo stato di contaminazione nei 57 Comuni perimetrati (diventati nei mesi successivi 88), risalgono alla conferenza stampa dell’11 marzo 2014 e che i risultati delle indagini dirette sui terreni di 51 siti definiti “prioritari e maggiormente a rischio” in 7 Comuni non sono ancora stati resi noti, anche se i lavori sul campo sono stati conclusi e la pubblicazione dei risultati doveva essere fatta entro il 9 giugno 2014. In questi 57 Comuni ci sono ancora 1.335 siti potenzialmente inquinati su cui non sono state fatte ancora analisi dirette. Anche le bonifiche rimangano una chimera: nella maggior parte dei casi tali operazioni non sono neanche iniziate. Fino ad oggi non sono state previste neanche le attività di risanamento delle falde fortemente contaminate e nelle aree agricole, presenti in aree potenzialmente inquinate e vicine ad impianti di smaltimento rifiuti, non sono state attivate procedure di analisi e caratterizzazione. Inoltre non è stata eseguita nessuna attività nei 31 comuni che nel giugno 2014 sono stati aggiunti ai precedenti 57.

Legambiente afferma quindi con forza che è urgente uno sforzo straordinario che fino ad oggi non c’è stato, a garanzia della salute di chi abita in quelle zone e per dare certezza a cittadini e produttori.

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