Libro Verde – Verso sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri in Europa.

Il 7 luglio scorso, con la comunicazione COM(2010)365, la Commissione europea ha elaborato un Libro Verde avente per tema “Verso sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri in Europa”, documento sul quale si è aperto u n ampio dibattito in sede politica ed economica, ma soprattutto nel sindacato sia a livello dei singoli Stati membri che nell’ambito comunitario.

Secondo la Commissione europea, il Libro verde tende a garantire a tutti i cittadini, oggi e in futuro, un reddito di pensione adeguato e sostenibile che è uno degli obiettivi prioritari dell’Unione europea. L’invecchiamento della popolazione ha fatto di questo obiettivo una grande sfida, che la maggior parte degli Stati membri ha cercato di affrontare riformando i propri sistemi pensionistici.

La recente crisi finanziaria ed economica – si legge nella introduzione al Libro Verde della Commissione – ha aggravato e amplificato gli effetti della marcata tendenza all’invecchiamento della popolazione. Le sue ripercussioni negative sulla crescita economica, sui bilanci pubblici, sulla stabilità finanziaria e sull’occupazione hanno acuito l’urgenza di una riforma delle pensioni e in particolare di una modifica delle condizioni di acquisizione dei diritti pensionistici. La crisi ha messo in luce la necessità di fare di più per migliorare l’efficienza e la sicurezza dei regimi pensionistici, che non costituiscono soltanto uno strumento che assicura condizioni di esistenza dignitose alle persone anziane, ma anche la giusta ricompensa di una vita di lavoro.

Questo Libro verde non mette in discussione le prerogative degli Stati membri né il ruolo delle parti sociali e non suggerisce che esita un modello “ideale”di sistema pensionistico, adatto ad ogni situazione. I principi della solidarietà tra generazioni e della solidarietà tra generazioni e della solidarietà nazionale sono ritenuti fondamentali. I sistemi pensionistici nazionali sono affiancati
A livello dell’UE da un quadro di attività che vanno dal coordinamento delle politiche alla regolamentazione. Alcuni temi comuni richiedono un coordinamento degli interventi: è il caso del funzionamento del mercato interno, degli obblighi imposti dal patto di stabilità e di crescita, o della coerenza delle riforme delle pensioni con la strategia “Europa 2020”.

Sulle tesi sostenute dalla Commissione europea nel suo Libro Verde sui sistemi pensionistici si sono manifestate varie opinioni, specialmente da parte sindacale. Ad esempio, secondo il Consigliere della CES (Confederazione Europea dei Sindacati), Henry Lourdelle, “la diagnosi della Commissione europea è ben fatta, ma le risposte e le proposte sono assolutamente insoddisfacenti”.

La Commissione europea –ha dichiarato Lourdelle – affronta infatti la questione delle pensioni da un punto di vista puramente tecnico, mentre “il problema è politico e non tecnico”. Non si può inoltre aprire un dibattito sulle pensioni senza chiamare in causa le politiche del lavoro. Aumentare l’età della pensione, spiega Lourdelle- vuol dire che le persone possono continuare a lavorare oltre i 65 anni, ma nella maggior parte dei paesi i mercati del lavoro respingono i lavoratori più anziani.
Lourdelle respinge nettamente anche la proposta di penalizzare i lavoratori che escono precocemente dal mercato del lavoro, poiché questa responsabilità incombe principalmente alle strategie delle imprese. Altro punto di frizione da parte del sindacato europeo: i fondi pensione.

La Commissione propone di partire dalle regole di “Solvibilità II”, ossia la Direttiva 2009/138/CE che entrerà in vigore nel 2012, per armonizzare e rinforzare le regole prudenziali europee.

Critico con il Libro Verde anche John Monks, segretario generale della CES: “Dov’è la prova che i datori di lavoro vogliono mantenere occupati i lavoratori più anziani?Sappiamo bene che la speranza di vita aumenta, ma nulla prova che l’aumento dell’età pensionabile creerebbe nuovi posti di lavoro o porterebbe le imprese ad incoraggiare un prolungamento dell’età pensionabile.

Al contrario, troppi datori di lavoro incoraggiano i prepensionamenti, poiché pensano ancora che i lavoratori più anziani siano uno svantaggio per la loro azienda, perché incapaci di adattarsi ad un ambiente di lavoro che cambia sempre più velocemente “.

(LG-FF)

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