Mare Adriatico in buona salute, niente mucillagini e inquinamento

Un mare in buona salute. È questa la sintesi dei risultati dell’attività di monitoraggio tra Goro e Cattolica, condotta dalla struttura oceanografica Daphne di Arpae Emilia-Romagna nel 2016 e presentata a Cesenatico.

Non sono stati registrati casi di inquinamento e non sono state rinvenute mucillagini. Assente anche la microalga Ostreopsis ovata, che può causare disturbi alle vie respiratorie e stati febbrili e che è presente nel periodo estivo lungo tutte le coste italiane, fatta eccezione per le regioni del nord Adriatico (Veneto ed Emilia-Romagna).
Da segnalare invece, oltre alle meduse nel periodo estivo, la presenza eccezionale della specie di ctenofori Mnemiopsis leidyi, conosciuto anche come “noce di mare”, lungo tutta la fascia costiera, fino a 10 km al largo: si tratta di organismi gelatinosi simili alle meduse, non urticanti e innocue per l’uomo, che si nutrono di larve e uova di pesce, creando indirettamente danni al settore della pesca. I fenomeni eutrofici sono stati prevalentemente localizzati nella zona settentrionale della costa.

La situazione positiva è stata condizionata sia da frequenti mareggiate, che hanno favorito il rimescolamento lungo la colonna d’acqua, sia dai ridotti apporti dai fiumi del bacino padano, che hanno influenzato prevalentemente la parte settentrionale della costa. I dati sono stati presentati dalla responsabile della Struttura oceanografica Daphne di Arpae, Carla Rita Ferrari.

Nel 2016 sono state recuperate lungo la costa emiliano-romagnola 370 tartarughe morte spiaggiate e 67 tartarughe vive, attirate dalla ricchezza di cibo e dai fondali bassi. Gli animali vivi sono stati curati e successivamente liberati dalla Fondazione Cetacea Onlus di Riccione.

Un fenomeno nuovo è la presenza di Mnemiopsis leidyi. Sono stati avvistati a settembre lungo le coste dell’Emilia-Romagna e nelle acque di transizione (Sacca di Goro, Valli di Comacchio, foci di fiumi).
L’organismo è originario delle coste atlantiche del continente americano, ma negli anni ’80 è stato introdotto nel Mar Nero tramite acque di zavorra di petroliere. Qui ha trovato un ambiente favorevole al suo sviluppo, soprattutto grazie all’abbondanza di cibo e alla scarsità di competitori e predatori e iniziato a produrre grandi aggregazioni che, alimentandosi soprattutto di uova e larve di pesce, nel giro di pochi anni hanno decimato i già traballanti (a causa della sovrapesca) stock ittici del Mar Nero. La grande tolleranza di questa specie ai diversi fattori ambientali, lo rende capace di adattarsi alle condizioni del Mediterraneo, compromettendo gli stock ittici sia attraverso una competizione per le risorse, sia a causa della dieta costituita prevalentemente da uova e larve di pesce.
Tutto questo fa sì che Mnemiopsis leidyi sia in grado di modificare fortemente interi ecosistemi e ridurre drasticamente l’ittiofauna delle aree che riesce a colonizzare. Per questo si tratta di un fenomeno che deve essere tenuto sotto controllo: già da tempo è un “sorvegliato speciale”, le cui segnalazioni sono molto importanti e certamente si tratta di un animale con cui, purtroppo, avremo molto a che fare in futuro.

Significativa la presenza di meduse nel 2016. Segnalata in giugno la presenza di Aurelia aurita o Medusa quadrifoglio e Rhizostoma pulmo (deve il proprio nome specifico alle ritmiche contrazioni dell’ombrella che richiamano alla memoria l’atto respiratorio, non urticante, presente sulla nostra costa fino a settembre; le dimensioni sono degne di nota, potendo raggiungere i 50-60 cm di diametro e i 10 kg di peso, che ne fanno la più grande medusa del Mediterraneo). In luglio, presenza della cubo medusa Carybdea marsupialis, (specie urticante, corpo a forma di cubo lunghi tentacoli), in agosto e settembre di Cotyloriza tubercolata (non urticante, corpo di grosse dimensioni).

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