Milano, acqua del rubinetto va bene ma aumentano i ‘contaminanti emergenti’ nelle acque di superficie

Presentati i risultati di un progetto di ricerca dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ sulla qualità delle acque milanesi.

I contaminanti definiti emergenti sono costituiti da un numeroso gruppo di sostanze, appartenenti a varie classi chimiche (in genere prodotte dalle attività antropiche, industriali o agricole) che contaminano le acque superficiali e profonde delle zone maggiormente abitate e che non sono regolamentate o normate.

Il progetto ha campionato le acque di prima, seconda e terza falda, le acque a monte e a valle dei tre depuratori milanesi e quelle dei fiumi sia in ingresso che in uscita da Milano. Milano ha tre falde freatiche, a diverse profondità: una superficiale, con profondità fino a circa 30 metri, che a causa di un elevato livello di inquinamento non viene più sfruttata per produrre acqua potabile. Vi sono poi una seconda da 30 a 100 metri di profondità circa e una terza da 100 a 200 metri e oltre, da cui l’acqua viene prelevata e, dopo potabilizzazione, viene immessa in rete e arriva ai rubinetti di casa.

Fra i contaminanti emergenti sono stati ricercati una serie di composti che appartengono a diverse classi di sostanze quali farmaci e ormoni naturali e sintetici, droghe d’abuso e sostanze correlate, disinfettanti, prodotti per la cura della persona, ovvero sostanze chimiche impiegate per deodoranti, creme e cosmetici, composti perfluorurati, elasticizzanti e contaminanti di origine antropica quali caffeina, nicotina e alcuni dei loro principali metaboliti.

Il Lambro, in particolare, dopo aver attraversato il territorio milanese e fino allo sbocco nel Po presenta un altissimo carico inquinante a cui si aggiungono i cosiddetti ‘contaminanti emergenti’. Per i farmaci, ad esempio, è stato calcolato un valore un carico di circa 1 kg al giorno (considerando la somma di tutti i farmaci) già presente nelle acque dei fiumi in entrata a Milano, a cui si aggiungono circa 2,7 kg residuanti nelle acque depurate dei tre depuratori cittadini e altri 2,8 kg che sono presumibilmente riversati nelle acque del reticolo fluviale al di fuori della città di Milano o direttamente nel Lambro, soprattutto nella zona sud della Provincia del capoluogo lombardo.
Su base annua si tratta complessivamente di quasi 2,5 tonn. di farmaci che finiscono nel Po, un terzo di quali attribuibili ai residui milanesi.

“I risultati della ricerca escludono qualsiasi rischio in relazione alla qualità e alla sicurezza delle acque potabili sulla base dei parametri fissati dalla legge – commenta Ettore Zuccato, Capo del Laboratorio di Tossicologia della Nutrizione dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ – La ricerca ha, tuttavia evidenziato che tra le diverse falde si cominciano a vedere delle connessioni, probabilmente dovute anche ai diversi interventi dell’uomo nel sottosuolo, che favoriscono il passaggio anche dei ‘contaminanti emergenti’, la cui dimensione in superficie è in rilevante crescita. Mettere a punto strategie di protezione permetterà di prevenire i problemi, anziché doverli affrontare in eventuali situazioni di contaminazione diffusa”.

Fonte: IRCCS

Approfondimenti

Precedente

Prossimo