Lo afferma Gian Luca Galletti, ministro dell’ambiente, rientrato dalla Conferenza sul clima che si e’ svolta in Marocco.
“I Paesi del mondo – spiega il ministro – erano chiamati a lavorare sulle regole di trasparenza e del monitoraggio: su queste direttrici si e’ registrato un senso di responsabilità comune, cui ora occorre dar seguito”.
“Dall’accordo di Parigi – conclude Galletti – non si torna indietro e a Marrakech questo è stato ribadito con forza e nei fatti”.
Il discorso integrale del ministro all’assemblea plenaria a Marrakech
Desidero innanzitutto ringraziare la Presidenza Marocchina della COP 22 per aver organizzato questo incontro che ci offre l’occasione di proseguire il comune cammino che abbiamo tracciato a Parigi.
Da quel giorno l’impegno nella nostra quotidiana lotta ai cambiamenti climatici continua e si rafforza, la prova tangibile è che dopo solo 11 mesi dalla firma l’intesa è già entrata in vigore, e oggi qui a Marrakech, si celebra la prima Conferenza delle Parti dell’Accordo di Parigi.
E accanto ai governi esiste una moltitudine di attori non statali che ha segnalato a Parigi la volontà di essere parte attiva di questa partita. Il loro slancio ha contribuito a generare e alimentare una varietà di iniziative che attraversa tutti settori della società e dell’economia, determinando un fenomeno non solo significativo in termini di dimensioni ma concreto in termini di risultati.
Il 2015 è stato veramente un anno di svolta. Abbiamo adottato a New York una serie di obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030, tra cui alcuni fortemente legati ai cambiamenti climatici, saldando insieme l’azione a favore del clima, il sostegno alla crescita economica, la cura degli aspetti sociali e ambientali a livello globale. La successiva adozione dell’Accordo di Parigi ha definitivamente cristallizzato un’architettura in materia di clima che punta a limitare la crescita della temperatura globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre – industriali e assicurare al contempo uno sviluppo delle nostre economie che miri a ridurre le vulnerabilità soprattutto nelle aree più povere del pianeta.
Ma il 2015 è stato anche l’anno in cui l’organizzazione meteorologica mondiale ha comunicato che è stato stabilmente superato il limite di 400 parti di C02 per milione nell’atmosfera. E’ una soglia scientifica, ma anche psicologica, che ci indica che il tempo è scaduto e che dobbiamo proseguire con la massima determinazione nell’attuazione e nell’incremento degli obiettivi di Parigi se intendiamo affrontare credibilmente il surriscaldamento globale.
L’Italia, lo dico con forza, vuole affermare davanti a tutte le Nazioni del mondo che indietro non si torna. Abbiamo avviato un processo che è irreversibile. Ce lo chiedono i cittadini di tutto il mondo, ce lo chiede l’economia globale. Siamo convinti che una nuova economia a misura d’uomo è più forte e produce più posti di lavoro. Molte imprese e molte esperienze italiane lo dimostrano, già oggi in Italia il 40% dell’energia elettrica prodotta è rinnovabile. Ma vogliamo fare di più; davanti a queste sfide, l’Italia è pronta a dare come sempre il suo contributo e a lavorare con i partner che dispongono di minori capacità e risorse o che sono più vulnerabili ai mutamenti del clima, come i nostri amici dell’Africa o delle Piccole isole.
E i nostri sforzi non saranno limitati alle attività di cooperazione internazionale. Sarà infatti nostro preciso impegno quello di portare la sfida avanti la sfida di Parigi e lo faremo inserendo all’ordine del giorno del tavolo del G7, che presiederemo nel 2017, proprio la lotta ai cambiamenti climatici.