“Il codice ambientale – si legge nella nota di chiarimento indirizzata alla Federazione Italiana Produttori di energia da Fonti Rinnovabili (FIPER) – esclude espressamente dal campo di applicazione della normativa in materia di rifiuti, tra i diversi materiali indicati, gli sfalci e i residui di potatura prodotti nell’ambito di un’attività agricola, quando impiegati in agricoltura o per la produzione di energia, a condizione che l’impiego non determini rischi o danni per l’ambiente e per la salute.
Se, quindi, sulla base della normativa previgente era necessario dimostrare la presenza di un’altra normativa, anche nazionale, che disciplinasse la gestione delle sostanze e dei materiali indicati dalla norma, ora, al fine di escludere dal campo di applicazione della normativa in materia di rifiuti uno dei materiali in oggetto di analisi, è sufficiente dimostrare che i residui provengano da un’attività agricola sono costituiti da sostanze naturali non pericolose e sono reimpiegati nel medesimo ciclo produttivo e o in un altro, agricolo o energetico, assicurando il rispetto delle norme di settore”.
“Con un atto amministrativo – ha dichiara Silvia Velo – abbiamo finalmente fatto chiarezza su una questione che, in questi anni, ha creato non poche difficoltà alle amministrazioni locali e a diverse associazioni di settore.
Si tratta – ha spiegato Velo – di un chiarimento importante che mette ordine a una materia delicata e che porterà da una parte, un beneficio economico per i Comuni non indifferente, e dall’altra a un’ulteriore crescita delle energie rinnovabili attraverso il riutilizzo dei residui che da rifiuto diventeranno una risorsa”.