NO alla privatizzazione dell’INAIL. Un NO secco, senza se e senza ma

NO alla privatizzazione dell’INAIL. Un NO secco, senza se e senza ma

13 settembre 2011. In un intervento sul quotidiano “Italia Oggi” il presidente dell’Ente spiega perché non condivide la proposta avanzata dal centro studi in un recente documento dedicato alle possibili strategie per contrastare la crisi: “Una scelta che comporterebbe il rischio di un paradossale aumento del costo assicurativo e del lavoro”

ROMA – La soluzione – ricorrere il più possibile al libero mercato per contenere la spesa pubblica – è “per molti aspetti condivisibile”, ma una delle proposte avanzate – la privatizzazione dell’INAIL – non è convincente. Così, in un intervento sul quotidiano economico “Italia Oggi”, il presidente dell’INAIL, Marco Fabio Sartori, commenta il documento “Uscire dalla crisi – Un’agenda di privatizzazioni”, presentato di recente dall’istituto “Bruno Leoni”.

Un dibattito “positivo”. A motivare le perplessità di Sartori – che pure riconosce come la misura emerga “periodicamente in un positivo e utile dibattito sulle possibili iniziative necessarie per far riprendere competitività al nostro Paese” – non solo “i presupposti normativi su cui si basa l’attività” dell’INAIL, ma soprattutto “il rischio concreto di un paradossale aumento del costo assicurativo, e quindi del costo del lavoro (già molto oneroso per le imprese italiane), senza apprezzabili miglioramenti rispetto al sistema esistente”.

Dalla Consulta alla Corte di giustizia Ue: “Istituto compatibile con la libertà di concorrenza”. Sartori ricorda, così, la sentenza della Corte costituzionale che nel 2000 non ammise a referendum il quesito riguardante la materia dell’abolizione del monopolio INAIL e la dichiarazione, nel 2002, da parte della Corte di giustizia della Comunità europea della compatibilità del regime INAIL coi principi del Trattato sulla libertà di concorrenza: un parere basato “sul presupposto che l’Istituto non svolge attività d’impresa” e dove si precisa “che la copertura dei rischi di infortuni sul lavoro e da malattie professionali rientra nella previdenza sociale che gli Stati membri garantiscono”.

Il “carattere solidaristico” incompatibile in un regime privatizzato. L’INAIL – sottolinea, ancora, Sartori – ha, inoltre, un “carattere solidaristico” (ovvero, provvede alla tutela dei lavoratori anche nel caso in cui il datore di lavoro non abbia versato regolarmente il premio assicurativo), “applica un sistema di aliquote contributive non proporzionale all’effettivo rischio assicurato (che, se molto elevato, viene sopportato da tutte le imprese che rientrano nella stessa classe)” e, infine – proprio al fine di garantire un’indennità media anche agli assicurati con reddito basso – non prevede corrispondenza tra le prestazioni e i contributi pagati. Principi solidaristici, per l’appunto – sostiene Sartori – che difficilmente le compagnie private potrebbero garantire allo stesso modo, “non valutando la convenienza di ogni singola polizza e, in presenza di un rilevante numero di infortuni, aumentando nettamente i premi fino al rifiuto del cliente per i settori più a rischio”.

Gli interventi nel sociale e nel contenimento del deficit. A tutto questo va ricordato come l’INAIL – che, a seguito degli interventi del legislatore, oltre alla copertura assicurativa oggi assolve sempre più rilevanti funzioni di attività di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento lavorativo – “grazie ai bassi costi di struttura e all’elevata massa critica (oltre 20 milioni di posizioni gestite con soli 9.600 dipendenti) ogni anno consegue utili rilevanti che vengono impiegati per opere di interesse sociale oppure depositati in tesoreria centrale a favore della collettività e a garanzia degli assicurati”.

Fonte: INAIL

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