Il documento riguarda gli impianti di combustione con una potenza termica pari o superiore ai 50 MW, quali, ad esempio, le centrali elettriche e quelle di teleriscaldamento ma anche le acciaierie, i frantoi o l’industria chimica.
Sulla base dei dati del 2013, tali impianti emettono il 46% di biossido di zolfo, il 18% di ossidi di azoto e il 39% di mercurio in tutta l’UE. Le BAT adottate mirano dunque a ridurre ulteriormente le emissioni inquinanti e – di conseguenza – a ridurre gli impatti sulla salute dei cittadini europei.
Le BAT fissano, per la prima volta a livello comunitario, limiti per le emissioni in aria di mercurio, acido cloridrico e acido fluoridrico provenienti dalla combustione di combustibili solidi negli impianti sopracitati. Inoltre rendono più severi i limiti di emissione esistenti per alcuni inquinanti, compresi biossido di zolfo e ossidi di azoto.
Il provvedimento interessa in tutto 3.500 impianti europei (indipendentemente dal combustibile impiegato) per i quali, entro 4 anni, le autorità nazionali devono garantire il riesame delle autorizzazioni, affinché entro la metà del 2021 siano soddisfatti standard più rigorosi.
I combustibili considerati sono solidi (carbone, lignite), liquidi (olio combustibile pesante e gasolio) e/o gassosi; tra i rifiuti non sono da considerarsi i rifiuti urbani misti.
Oltre all’aggiornamento dei limiti di emissione per gli stabilimenti sopramenzionati, il documento introduce nuovi limiti di emissione per grandi motori stazionari a combustibile liquido e per turbine a gas operanti su piattaforme offshore.
Oltre alle norme per le emissioni in aria, le BAT includono anche altre questioni ambientali come le emissioni in acqua e l’efficienza energetica; inoltre si occupano non solo dei livelli di emissione ma anche degli standard per la tecnologia utilizzata e le modalità di progettazione, costruzione, gestione, dismissione dell’installazione.