In un documento adottato il 19 maggio, la Commissione europea sollecita lavoratori e datori di lavoro ad avviare trattative sull’ adozione della direttiva riguardante l’ orario di lavoro.
Con un documento, adottato il 19 maggio scorso, la Commissione europea sollecita i rappresentanti dei lavoratori e i datori di lavoro ( le c.d. ” parti sociali”) ad assolvere le rispettive funzioni a livello europeo per aggiornare alcuni aspetti d’ importanza cruciale della direttiva sull’ orario di lavoro. In seguito ad una consultazione svoltasi in tutta Europa nei primi mesi di quest’ anno, la Commissione europea ha individuato settori specifici in cui è opportuno che le parti negozino. In primo luogo le recenti sentenze della Corte europea di giustizia relative al tempo speso in servizio dai professionisti della salute hanno reso necessario chiarire in che misura tale tempo vada computato come facente parte dell’ orario di lavoro. In secondo luogo il documento identifica varie possibilità, da sottoporre all’ esame delle parti sociali, per evitare abusi nell’ applicazione del diritto di rinuncia individuale alla settimana lavorativa di 48 ore. In terzo luogo la Commissione propone che il periodo di cui ci si serve per calcolare la media settimanale di 48 ore sia prolungato rispetto agli attuali quattro mesi. Secondo Stavros Dimas, commissario responsabile per occupazione e affari sociali, ” a più di dieci anni dall’ adozione della direttiva l’ esperienza compiuta indica che alcune parti di essa vanno chiarite o riviste. Il problema che si pone è quello di garantire contemporaneamente ai lavoratori la tutela della loro salute e sicurezza, ed alle imprese la flessibilità di cui hanno bisogno per restare concorrenziali. Nel compito di aggiornare la direttiva alle parti sociali spetta un ruolo fondamentale.