Processo Eternit, morte di de Cartier a rischio i risarcimenti alle vittime

La scomparsa del barone belga, già condannato in primo grado con Stephan Schmidheiny per le morti negli stabilimenti italiani della multinazionale dell’amianto, complica la situazione per le parte civili

Processo Eternit: la scomparsa del barone belga Louis de Cartier, già condannato in primo grado con Stephan Schmidheiny per le morti negli stabilimenti italiani della multinazionale dell’amianto, complica la situazione per le parte civili.

La Peccerella (Inail): “Il giudizio proseguirà nei confronti dell’altro imputato e dei responsabili civili .

“Il processo si estingue e quindi vengono meno tutte le disposizioni della sentenza”. Per Cesare Zaccone, legale del barone belga Louis de Cartier, la scomparsa del suo assistito, morto all’età di 92 anni, avrà pesanti ripercussioni sul processo di appello di Torino ai vertici della Eternit, in cui de Cartier era imputato con Stephan Schmidheiny, dopo la condanna di entrambi in primo grado a 16 anni di reclusione per disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche negli stabilimenti della multinazionale dell’amianto di Casale Monferrato (Alessandria) e Cavagnolo (Torino).

La difesa ha sempre sostenuto la sua estraneità ai fatti contestati.

Per il barone belga, così come per Schmidheiny, il pm Raffaele Guariniello lo scorso 13 maggio aveva ribadito la richiesta di una condanna a 20 anni.
La sentenza è prevista per il 3 giugno.

Precisa l’avvocato generale dell’Inail, Luigi La Peccerella: “La sentenza non potrà che accertare l’estinzione del reato.
La scomparsa di de Cartier crea delle complicazioni.
Ci saranno implicazioni di carattere processuale, considerato che la disposizione dell’art. 578 c.p.p., che impone al giudice di appello o alla Corte di cassazione di decidere sull’impugnazione ai soli fini delle statuizioni civilistiche, qualora dopo la condanna in primo grado il reato ascritto all’imputato sia estinto per prescrizione o amnistia, non si applica, data la tassatività della previsione, al caso di estinzione del reato per morte dell’imputato. La sentenza di appello non potrà che accertare l’estinzione del reato nei confronti dell’imputato deceduto, verso il quale, quindi, non si avrà un giudicato penale.
Il giudizio proseguirà nei confronti dell’altro imputato e dei responsabili civili. Nei confronti di costoro, quindi, proseguirà l’attività finalizzata al recupero delle provvisionali, salvo esito negativo della sentenza di appello”.

L’associazione dei familiari: “Un dovere andare avanti”.

Commentando la morte di de Cartier, Bruno Pesce, coordinatore dell’Afeva, l’associazione dei familiari delle vittime dell’amianto, ha parlato di “notizia che ci colpisce, anche perché arriva a pochi giorni dalla sentenza. Ma noi continueremo ad andare avanti. Non per accanimento, ma per dovere. Il numero delle vittime è destinato a salire ancora. Abbiamo cinquanta nuovi malati ogni anno”.

Aveva affrontato il procedimento con distacco. Il barone belga, che durante la seconda guerra mondiale fu catturato dai tedeschi e rinchiuso in un lager da cui scappò per unirsi all’Armata Rossa, aveva affrontato il processo di Torino con profondo distacco, senza partecipare alle udienze e senza far sentire la sua voce.

L’attenzione dei media e del pubblico, in Italia e nel resto del pianeta, si è così concentrata sull’altro imputato, il miliardario Stephan Schmidheiny. Per i pm Raffaele Guariniello, Sara Panelli e Gianfranco Colace, erano però entrambi responsabili.

Fonte: INAIL

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