Processo Thyssen: deposizioni dei Dirigenti

Il consigliere delegato Gerald Priegnitz è stato il primo a prendere la parola. Rispondendo alle domande dei pm, delle parti civili e della difesa, Priegnitz ha spiegato che era a conoscenza dei fondi stanziati per le misure di prevenzione antincendio ma non della loro esatta destinazione.

Processo Thyssen (04 novembre 2009) i tedeschi in aula con l’interprete.

Al processo Thyssen è il giorno dei manager tedeschi, con interprete.

Oggi in aula al processo Thyssen e’ il giorno dei due imputati tedeschi, il consigliere delegato Gerald Priegnitz e l’amministratore delegato Harald Espenhahn.
L’ad è accusato di omicidio volontario.

Il primo ad essere ascoltato in aula e’ stato Priegnitz che, interrogato dalle parti con l’ausilio di un’interprete, ha riferito che, per quanto riguardava le misure di sicurezza antincendio era a conoscenza del budget complessivo a disposizione, ma non l’esatta suddivisione dei capitoli di spesa, dunque non conosceva l’esatto importo degli investimenti previsti sul sito di Torino. Priegnitz ha inoltre negato che il comitato esecutivo (“Executive board” nei documenti originali in inglese) prendesse decisioni collegiali, contrariamente a quanto contestato dalla pubblica accusa.

Secondo il consigliere il compito del comitato era quello di accordare il lavoro dei diversi settori della Thyssen Krupp. Dopo l’audizione di Priegnitz, l’udienza e’ stata sospesa per alcuni minuti e dovrebbe riprendere a breve con l’interrogatorio di Espenhahn.

Il consigliere delegato Gerald Priegnitz è stato il primo a prendere la parola. Rispondendo alle domande dei pm, delle parti civili e della difesa, Priegnitz ha spiegato che era a conoscenza dei fondi stanziati per le misure di prevenzione antincendio ma non della loro esatta destinazione.

Alle domande relative allo chiusura dello stabilimento di Torino e del suo trasferimento a Terni, Priegnitz ha detto di avere appreso la decisione nel marzo 2007 e che di questo non si era discusso nell’ambito delle riunioni dell’executive board, ossia il comitato esecutivo. Riunioni che, ha detto Priegnitz, “servivano a un confronto reciproco e ad uno scambio di informazioni tra i vari membri e non si prendeva alcuna decisione”.

Al pm che gli faceva notare che nei verbali delle riunioni si facesse invece spesso riferimento a decisioni del board, l’imputato ha risposto che “non erano decisioni comuni, si trattava piuttosto di un adattamento delle decisioni dei vari settori che venivano comunicate nelle riunioni”.

(red)

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