Processo Thyssen: Guariniello: “Richieste di condanna motivate da scienza e coscienza”.

Guariniello deposita memoria di 223 pagine, affronta i dieci punti più rilevanti del processo e richiama le 43 sentenze di Cassazione “che fondano la responsabilità di Espenhahn”. Repliche PM: l’ad sapeva cosa fare per scongiurare quelle sette morti, ma non lo fece: questo è il dolo eventuale

Nell’udienza dell’8 aprile 2011, al tribunale di Torino gli inquirenti hanno ribattuto ai difensori di Harald Espenhahn: “Sono state morti annunciate. L’imputato, pur essendo a conoscenza del rischio, ha deciso di eliminare qualsiasi investimento sullo stabilimento di Torino.

Questo è il dolo”.

“La difesa sminuisce questo evento, ma ci troviamo di fronte alla più grande tragedia sul lavoro che si sia mai verificata in Italia in periodo recente.
Per trovarne una più grave dobbiamo andare indietro fino al 1987, con la morte dei 13 lavoratori della Mecnavi sulla nave Montanari nel porto di Ravenna”
.

Così, questa mattina al Palazzo di giustizia di Torino, i pubblici ministeri, Laura Longo e Francesca Traverso, hanno replicato agli avvocati di Harald Espenhahn, l’amministratore delegato di Thyssenkrupp accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, alla ripresa del processo sull’incendio in cui, il 6 dicembre 2007, persero la vita sette operai. “Se gli impianti di rilevazione e spegnimento fossero stati installati sulla linea 5 avrebbero sicuramente evitato la tragedia”.
Secondo gli inquirenti, inoltre, Espenhahn “conosceva bene le norme tecniche e sapeva cosa bisognava fare sulla linea tuttavia non ha fatto nulla e ha continuato a non fare nulla. Questo è il dolo”.

“Morti annunciate”.
“Si è trattato di un infortunio gravissimo per il contesto in cui è maturato”, hanno sostenuto i pm.
“Sono state morti annunciate: in quello stabilimento rischiavano la vita ogni giorno e ogni notte.
E se non fosse capitato a loro, sarebbe capitato ad altri”.
Dunque, per l’accusa non esiste nessuna possibilità attenuante per Espenhahn.

“Ha deciso di eliminare qualsiasi investimento sullo stabilimento di Torino, pur essendo a conoscenza del rischio”, hanno continuato Longo e Traverso. “Quando è venuto a conoscenza dei successivi e ulteriori elementi di pericolo non ha cambiato nulla, non ha revocato né modificato tale decisione, non ha adottato misure antincendio di alcun tipo, neanche tampone, né ha modificato il piano di emergenza prevedendo l’evacuazione immediata dello stabilimento e non ha deciso di fermare gli impianti prima del termine previsto per la loro chiusura. Questi elementi aggravano il dolo”.

Guariniello: “Richieste di condanna motivate da scienza e coscienza” .
Dopo di loro ha preso la parola il procuratore, Raffaele Guariniello, che – per evitare una lunga disquisizione orale – ha depositato una memoria scritta di 223 pagine e ha poi affrontato i dieci punti più rilevanti del processo.

Il procurato ha puntualizzato i motivi che hanno portato alla richiesta di 16 anni e mezzo di condanna per Espenhahn e dai 9 a 13 anni e mezzo per gli altri cinque imputati. “Qualcuno ha parlato di richieste di pena troppo alte o troppo basse. Ma in realtà ci siamo fatti guidare esclusivamente da scienza e coscienza”, ha sostenuto. “Le nostre richieste non sono ispirate da spirito di vendetta, come hanno detto alcuni legali, ma sono proporzionate ai reati. Per esempio, per la tragedia del Mulino Cordero di Fossano il titolare fu condannato a otto anni con giudizio abbreviato: il che significa che con rito ordinario la condanna sarebbe stata a 12 anni. E in quel caso furono contestati solo l’omicidio colposo e l’omissione di cautele antinfortunistiche”.

In tutti i processi si addossa la colpa ai lavoratori“.
Riguardo ai profili di colpa ipotizzati dalla difesa a carico dei lavoratori, ha aggiunto: “Quasi non c’è processo per infortuni in cui il datore di lavoro non abbia tentato di addossare la colpa ai lavoratori.
Credo che sia successo anche qui”.
Circa l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale mossa nei confronti dell’amministratore delegato, il pm ha infine richiamato le 43 sentenze di Cassazione “che fondano la responsabilità di Espenhahn”.

Fonte: INAIL

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