Pubblicato il Rapporto 2015-2016 di Amnesty International

Il Rapporto 2015-2016 di Amnesty International documenta la situazione dei diritti umani in 160 paesi e territori durante il 2015. E’ suddiviso in cinque sezioni: Africa Subsahariana, Americhe, Asia e Pacifico, Europa e Asia Centrale, Medio Oriente e Africa del Nord.

Il Rapporto 2015-2016 documenta la situazione dei diritti umani in 160 paesi e territori durante il 2015 e contiene le principali preoccupazioni e richieste di Amnesty International.

In molte parti del mondo, un notevole numero di rifugiati si è messo in cammino per sfuggire a conflitti e repressione. La tortura e altri maltrattamenti da un lato e la mancata tutela dei diritti sessuali e riproduttivi dall’altro sono stati due grandi fonti di preoccupazione. La sorveglianza da parte dei governi e la cultura dell’impunità hanno continuato a negare a molte persone i loro diritti.

Il Rapporto di Amnesty International rende merito a tutte le persone che si sono attivate in difesa dei diritti umani in tutto il mondo, spesso in circostanze difficili e pericolose, e costituisce una lettura fondamentale per chi elabora strategie politiche, per gli attivisti e per chiunque sia interessato ai diritti umani.

Nel 2015 molti governi hanno violato in modo sfacciato il diritto internazionale nel loro contesto interno: oltre 122 stati hanno praticato maltrattamenti o torture e 30 paesi, se non di più, hanno rimandato illegalmente rifugiati verso paesi in cui sarebbero stati in pericolo.
In almeno 19 paesi, governi o gruppi armati hanno commesso crimini di guerra o altre violazioni delle “leggi di guerra”.

Amnesty International mette in guardia anche da una preoccupante abitudine dei governi, che attaccano e prendono sempre più di mira attivisti, avvocati e altre persone che difendono i diritti umani.
Ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International “Invece di riconoscere il ruolo cruciale che queste persone hanno nella società, molti governi sono intenti a ridurre al silenzio le critiche e zittire i loro cittadini in violazione delle stesse leggi nazionali” aggiungendo “La malconcepita reazione di molti governi alle minacce alla sicurezza nazionale si è tradotta in un attacco alla società civile, al diritto alla riservatezza e a quello alla libertà di parola. Siamo di fronte al palese tentativo di rendere i diritti umani parole sporche, di contrapporli alla sicurezza nazionale, alla legge e all’ordine, ai ‘valori nazionali’. Per far questo, i governi hanno persino violato le loro stesse leggi”.

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