Se il biennio 2008-2009 ha detto il presidente dellIstat è stato straordinariamente difficile per leconomia mondiale e il sistema economico italiano, il 2010, avviatosi sotto il segno di un ripresa della produzione e degli scambi internazionali, presenta ancora forti rischi di instabilità. In Italia la caduta del prodotto è stata molto accentuata e più forte di quella registrata negli altri Paesi industrializzati. Il PIL è tornato ai livelli dellinizio degli anni Duemila
Il presidente Giovanninik si è poi soffermato sulle conseguenze negative della crisi per loccupazione e i redditi spiegando che nel marzo 2010, il numero di occupato è inferiore di oltre 800mila unità rispetto al massimo di marzo 2008 e vicino a quello registrato a fine 2005. Il tasso di disoccupazione e linattività sono cresciuti. Il reddito disponibile per le famiglie in termini reali, dopo essere aumentato molto lentamente negli anni Duemila, è diminuito per due anni consecutivi. Il reddito disponibile pro capite è oggi inferiore di circa 360 euro rispetto a quello del 2000. In questo scenario recessivo, tuttavia, il rallentamento dellè inflazione e la discesa dei tassi dinteresse hanno contribuito a rendere meno difficile la quadratura dei bilanci familiari. Le famiglie italiane hanno ridotto la propensione al risparmio, che ha raggiunto i li velli minimi dagli anni Novanta.
Alla vigilia delladozione della nuova Strategia Europa 2020 ha detto Giovannini è necessario comprendere come orientare le risorse disponi bili al fine di creare le condizioni economiche, sociali e ambientali che determinano la qualità della vita di un Paese. La solidità di ampi segmenti
Del sistema produttivo e della posizione patrimoniale di tante famiglie non possono far dimenticare le fragilità che la crisi dellultimo biennio ha confermato o accentuato.
Poi, il Presidente dellIstat ha riepilogato questi aspetti critici: le caratteristiche dimensionali e di posizionamento settoriale delle imprese industriali e dei servizi, nonché la loro scarsa propensione alla ricerca e allinnovazione; la presenza di due milioni di giovani che non studiano e non lavorano, nonché un tasso di disoccupazione giovanile salito a quasi il 25%; la bassa quota di investimenti pubblici e il ritardo infrastrutturale di cui offre il Paese; le debolezze del sistema formativo delle giovani generazioni e degli adulti, il quale non solo non fornisce le competenze necessarie per svolgere le attività richieste dalla società della conoscenza, ma conserva le disuguaglianze sociali di partenza; il sottoutilizzo delle risorse femminili; il sottoinquadramento sul posto di lavoro che interessa oltre quattro milioni di persone e configura uno spreco di capitale umano inaccettabile; un miglioramento dellefficienza energetica e ecologica che non procede ai ritmi necessari per assicurare la sostenibilità ambientale.
Le tendenze demografiche in atto ha sostenuto infine il Prof. Giovannini imporranno alle prossime generazioni in età attiva, cioè ai giovani di oggi, un impegno straordinario e difficilissimo. Da essi dipenderà il nostro futuro. Aiutare il Paese a preparare gli anni a venire è altrettanto importante quanto gestire le emergenze attuali. Tra i due obiettivi non cè contraddizione. La sostenibilità economica, sociale e ambientale si costruisce oggi, facendo scelte di investimento e di impiego delle risorse disponibili coerenti con una visione a lungo termine del progresso della nostra società.
(LG-FF)