Presentato a Roma il 2 dicembre scorso dal Segretario generale Bonanni, il Rapporto industria 2008 mette in evidenza che lindustria del paese è in una fase drammatica. 900 mila posti di lavoro sono a rischio nei prossimi due anni nellindustria manifatturiera e nelle costruzioni.Il Rapporto riporta una lista di aziende e lavoratori coinvolti in crisi e ristrutturazioni aziendali, molte delle quali sono maturate negli ultimi due mesi.
Il Rapporto industria 2008, redatto dal Dipartimento politiche di settore e contrattuali: industria, artigianato, energia, pubblica amministrazione della CISL e al quale hanno collaborato Giorgio Alessandrini, Maurizio Benetti, Michele Cornacchia, Paolo Carraio, Gabriele Olini, Uliano Stendardi mette in evidenza che 180mila lavoratori dellindustria sono già a cassa, in cassa integrazione o in mobilità. Diventeranno 900 mila entro il 2010 se non si corre ai ripari.
Nella relazione di sintesi, svolta da Gianni Baratta e Silvano Scajola, in occasione della presentazione del Rapporto, vengono citate le cause di questa crisi: calo commesse, contrazione, carenza ordini, ristrutturazione, messa in liquidazione, commissariamento, amministrazione controllata , trasferimento allestero, vendita di ramo dazienda , ritardi nei progetti di rilancio, fallimento, chiusura. Nelle 144 pagine del Rapporto, vi è un elenco di 25 pagine con una colonna interminabile di aziende in crisi, con i loro nomi, la provincia in cui si trovano e a fianco i numeri dei lavoratori in cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, quelli in mobilità e quelli licenziati.
Il sindacato guidato da Bonanni, ha contato che fra i 180mila lavoratori già travolti da crisi aziendali, molte sono maturate negli ultimi due mesi. A giugno si stimavano 20/25 mila lavoratori a rischio occupazione. Era solo sei mesi fa. Mancano tra i 180mila, i lavoratori interinali e con contratto a termine. Ma il peggio deve ancora venire. Se continua così tra il 2009 e il 2010, nellindustria e nelle costruzioni sarà uno tsunami se non vengono messe in campo misure anticicliche, di sostegno ai redditi e ai consumi e investimenti per opere pubbliche e infrastrutture.
Le regioni con maggior numero di crisi strutturali sono: Piemonte, Lazio, Campania, Basilicata e Sardegna. In Lombardia in tre mesi lavorativi è raddoppiato il numero dei lavoratori coinvolti da situazioni di crisi aziendale.
Fra le grandi industrie colpite: Fiat, Alitalia, Guzzi, Lucchini, Riello di Lecco, Ratti di Como, Elettrolux, Antonio Merloni, Pinin Farina, Carrozzerie Bertone, Granarolo, Campari, Uniliver e Natuzzi.I distretti industriali in difficoltà sono principalmente quelli della lana (Prato e Biella), della seta (Como), quello calzaturiero (Marche), del mobile (Puglia e Basilicata), quello orafo (Arezzo).
(LG-SP)
Nella relazione di sintesi, svolta da Gianni Baratta e Silvano Scajola, in occasione della presentazione del Rapporto, vengono citate le cause di questa crisi: calo commesse, contrazione, carenza ordini, ristrutturazione, messa in liquidazione, commissariamento, amministrazione controllata , trasferimento allestero, vendita di ramo dazienda , ritardi nei progetti di rilancio, fallimento, chiusura. Nelle 144 pagine del Rapporto, vi è un elenco di 25 pagine con una colonna interminabile di aziende in crisi, con i loro nomi, la provincia in cui si trovano e a fianco i numeri dei lavoratori in cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, quelli in mobilità e quelli licenziati.
Il sindacato guidato da Bonanni, ha contato che fra i 180mila lavoratori già travolti da crisi aziendali, molte sono maturate negli ultimi due mesi. A giugno si stimavano 20/25 mila lavoratori a rischio occupazione. Era solo sei mesi fa. Mancano tra i 180mila, i lavoratori interinali e con contratto a termine. Ma il peggio deve ancora venire. Se continua così tra il 2009 e il 2010, nellindustria e nelle costruzioni sarà uno tsunami se non vengono messe in campo misure anticicliche, di sostegno ai redditi e ai consumi e investimenti per opere pubbliche e infrastrutture.
Le regioni con maggior numero di crisi strutturali sono: Piemonte, Lazio, Campania, Basilicata e Sardegna. In Lombardia in tre mesi lavorativi è raddoppiato il numero dei lavoratori coinvolti da situazioni di crisi aziendale.
Fra le grandi industrie colpite: Fiat, Alitalia, Guzzi, Lucchini, Riello di Lecco, Ratti di Como, Elettrolux, Antonio Merloni, Pinin Farina, Carrozzerie Bertone, Granarolo, Campari, Uniliver e Natuzzi.I distretti industriali in difficoltà sono principalmente quelli della lana (Prato e Biella), della seta (Como), quello calzaturiero (Marche), del mobile (Puglia e Basilicata), quello orafo (Arezzo).
(LG-SP)
Fonte: CISL
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