E’ il quadro impietoso, descritto dal segretario confederale della CGIL, Agostino Megale, in audizione il 24 settembre scorso presso la Commissione Lavoro e Previdenza sociale del Senato della Repubblica nell ambito della “Indagine conoscitiva sul livello dei redditi di lavoro e sulla redistribuzione della ricchezza in Italia nel periodo 1993-2008”.
Il dato più significativo del quarto rapporto IRES CGIL cui fa riferimento Megale emerge dall analisi dei salari nel periodo 1993-2008: elaborando i dati ISTAT nei passati 15 anni i lavoratori dipendenti hanno lasciato al fisco 6.738 euro cumulati ( in termini di potere d acquisto), poiché le retribuzioni nette sono cresciute 3,5 punti in meno (4,2 punti in meno per un lavoratore senza carichi familiari) delle retribuzioni di fatto lorde. Lo Stato ha dunque beneficiato di circa 112 miliardi di euro, tra maggiore pressione fiscale e fiscal drag.
Inoltre, nel corso dell audizione , Megale ha sottolineato in particolare come dall indagine IRES (Istituto di ricerche economiche e sociali)-CGIL sulla distribuzione della ricchezza e del reddito emergano tre strutturali disuguaglianze sociali rispetto al salario netto mensile di un lavoratore dipendente standard pari a 1.240 euro (dati del 2008). Rispetto ma questa cifra una lavoratrice guadagna il 17,9% in meno, un lavoratore immigrato (extra UE) -27,1% se riferito a un lavoratore giovane fino a 34 anni. Differenze queste, ha sottolineato il dirigente sindacale, trasversali, al Nord come al Sud, e che attraversano tutti i tipi di settori.
(LG-Pa.Ra)