Questo il titolo del Rapporto congiunturale realizzato nel novembre 2004 dallIRES, lIstituto di ricerche economico-sociali della CGIL , nel quale si legge, fra laltro, che i dati più recenti forniscono qualche indicazione nuova e positiva per lItalia, ma non consentono ancora di parlare di ripresa, anzi confermano che leconomia italiana sembra incapace di allinearsi e di sfruttare la crescita delleconomia mondiale.
Leconomia mondiale riprende, quella europea si accoda, quella italiana resta indietro. I dati più recenti forniscono qualche indicazione nuova e positiva per lItalia, come la crescita delle esportazioni, sia verso lU nione europea che verso il Resto del Mondo, ma non consentono ancora di parlare di ripresa, anzi confermano che leconomia italiana sembra incapace di allinearsi e di sfruttare la crescita delleconomia mondiale. La nostra valutazione è che siamo ancora dentro una fase congiunturale di stagnazione e che quello che alcuni indicano come ripresa non è altro che oscillazione interna ad un ciclo di stagnazione. Questo è quanto si legge nella presentazione del Rapporto congiunturale realizzato nel novembre 2004 dallIRES-CGIL e che riportiamo nel link.
E questo nonostante che mai tanti giorni lavorativi si siano avuti in Italia come nel 2004. Infatti, il 2004 è caratterizzato da un numero di giorni lavorativi elevato (256) che, negli ultimi 50 anni solo una volta si è verificato, cioè nel 1982.
Secondo il Rapporto IRES-CGIL, lItalia si trova ad affrontare la crisi più lunga del dopoguerra. Come ha rilevato la Confindustria nel Rapporto 2004, mentre le crisi che si sono avute negli anni precedenti (allinizio di ogni decennio cè stata una crisi della produzione industriale) duravano al massimo tre anni, quella attuale si stà prolungando più delle precedenti. Infatti, l attuale crisi si stà prolungando di oltre 20 mesi rispetto a quella, già lunga, del 92-93. La crisi, dunque, ha caratteristiche inedite ed una sua specificità.Nei primi nove mesi del 2004, secondo i più recenti dati ISTAT, la produzione industriale è ferma ai livelli del 2003 che già cumulavano flessioni da due anni (+ 0, 2% a parità di giorni lavorativi). Anche se la frenata della produzione industriale è in parte ineluttabile, questo non serve a nascondere che la struttura del sistema italiano e la totale assenza, in questo lungo periodo di crisi industriale, di azioni positive del Governo hanno determinato una situazione che non ha pari in Europa.
Ma laspetto importante affrontato dal Rapporto è quello riguardante la redistribuzione del reddito.Le retribuzioni reali nel corso degli ultimi due anni sono cresciute meno dellinflazione; conseguentemente la maggior parte delle famiglie che vivono di lavoro, ha visto ridurre il suo potere dacquisto. Dunque, per rilanciare leconomia occorre ridistribuire il reddito a vantaggio del lavoro dipendente e delle fasce più deboli della popolazione sia per un problema di giustizia sociale, sia per rilanciare i consumi.
E questo nonostante che mai tanti giorni lavorativi si siano avuti in Italia come nel 2004. Infatti, il 2004 è caratterizzato da un numero di giorni lavorativi elevato (256) che, negli ultimi 50 anni solo una volta si è verificato, cioè nel 1982.
Secondo il Rapporto IRES-CGIL, lItalia si trova ad affrontare la crisi più lunga del dopoguerra. Come ha rilevato la Confindustria nel Rapporto 2004, mentre le crisi che si sono avute negli anni precedenti (allinizio di ogni decennio cè stata una crisi della produzione industriale) duravano al massimo tre anni, quella attuale si stà prolungando più delle precedenti. Infatti, l attuale crisi si stà prolungando di oltre 20 mesi rispetto a quella, già lunga, del 92-93. La crisi, dunque, ha caratteristiche inedite ed una sua specificità.Nei primi nove mesi del 2004, secondo i più recenti dati ISTAT, la produzione industriale è ferma ai livelli del 2003 che già cumulavano flessioni da due anni (+ 0, 2% a parità di giorni lavorativi). Anche se la frenata della produzione industriale è in parte ineluttabile, questo non serve a nascondere che la struttura del sistema italiano e la totale assenza, in questo lungo periodo di crisi industriale, di azioni positive del Governo hanno determinato una situazione che non ha pari in Europa.
Ma laspetto importante affrontato dal Rapporto è quello riguardante la redistribuzione del reddito.Le retribuzioni reali nel corso degli ultimi due anni sono cresciute meno dellinflazione; conseguentemente la maggior parte delle famiglie che vivono di lavoro, ha visto ridurre il suo potere dacquisto. Dunque, per rilanciare leconomia occorre ridistribuire il reddito a vantaggio del lavoro dipendente e delle fasce più deboli della popolazione sia per un problema di giustizia sociale, sia per rilanciare i consumi.
Fonte: IRES-CGIL
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