Regioni: approvato documento sulla revisione e il riordino della legislazione relativa alle concessioni demaniali marittime

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella riunione del 25 marzo, ha approvato un documento sulla revisione e il riordino della legislazione relativa alle concessioni demaniali marittime. La posizione è stata consegnata “fuori sacco” al Governo nel corso della Conferenza Stato-Regioni del 25 marzo.

L’articolo 105 del Decreto Legislativo n. 112/1998 ha trasferito alle Regioni le funzioni relative al rilascio di concessioni di beni del demanio della navigazione interna, del demanio marittimo e di zone del mare territoriale per finalità diverse da quelle di approvvigionamento di fonti di energia.
In merito alla durata delle concessioni demaniali marittime, l’articolo 1, comma 2 della L. n. 494/1993 ha introdotto il principio del “rinnovo automatico” di sei anni in sei anni alla scadenza del titolo concessorio e contestualmente, l’art. 37 del Codice della Navigazione, come modificato dal D.L. n. 400/1993 enunciava il “diritto di insistenza” dei concessionari sui beni oggetto della concessione, stabilendo che in sede di rinnovo delle stesse, dovesse essere data la preferenza al precedente concessionario.
In seguito all’apertura della procedura di infrazione comunitaria n. 2008/4908 da parte della Commissione Europea, che ha rilevato come l’assetto normativo italiano, così configurato, non fosse compatibile con il diritto comunitario, il legislatore è intervenuto abrogando l’art. 37 del Codice della Navigazione nella parte inerente il “diritto di insistenza” ed abolito il rinnovo automatico, disponendo la proroga delle concessioni demaniali marittime al 31 dicembre 2015. In seguito agli ulteriori rilievi, con l’articolo 11 della legge n. 217/2011 (legge comunitaria 2010), è stato abrogato il già citato comma 2 dell’articolo 01 della L. n. 494/1993. Lo stesso articolo 11 ha inoltre delegato il Governo ad emanare, entro il 17 aprile 2013, un decreto legislativo avente ad oggetto la revisione e il riordino della legislazione relativa alle concessioni demaniali marittime. Successivamente, la L. n. 221/2012 ha prorogato la scadenza delle concessioni demaniali marittime al 31 dicembre 2020, mentre il termine per l’emanazione del previsto Decreto Legislativo è trascorso infruttuosamente.
Sul tema delle proroghe le Regioni costiere sono a fianco degli operatori balneari in merito alla richiesta alla Corte di Giustizia Europea sulla validità della proroga al 31 dicembre 2020.
La necessità di adeguare il quadro normativo italiano in materia di demanio marittimo ai principi comunitari in materia di trasparenza, non discriminazione, libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi è un’esigenza indifferibile – anche in riferimento al vuoto normativo che una pronuncia negativa delle Corte di Giustizia potrebbe comportare – e può costituire l’occasione per riformare ed aggiornare l’intera materia, con ciò venendo anche incontro alle richieste delle varie categorie economiche che operano sul demanio marittimo.

Perché questa occasione non sia sprecata le Regioni chiedono preliminarmente:
– che venga convocato al più presto il tavolo di confronto con il Governo e gli Enti locali richiesto dalla Conferenza Stato Regioni del 22 gennaio 2015. Le Regioni sono fiduciose che la costituzione del Tavolo con il Governo possa aiutare e favorire per il futuro una migliore sinergia tra le diverse Istituzioni che hanno il compito di gestire questa materia così strategica per il Paese
– che si faccia chiarezza con la Commissione Europea sulla possibilità di un regime transitorio delle attuali concessioni demaniali marittime; è recente la notizia che in altri Paesi dell’Unione le concessioni demaniali marittime sono state prolungate di 75, 50 o 30 anni, a seconda della tipologia (Spagna), oppure che sono state mantenute forme di preferenza in favore del concessionario uscente (Portogallo)
– che sia confermata la possibilità di attivare un “doppio binario” che distingua le concessioni attualmente in vigore da quelle nuove, con una proroga di lunga durata per le prime anche attraverso investimenti e procedure di evidenza pubblica subito applicati per le seconde.

Fonte: Regioni

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