Troppo rumore in Italia: è questo uno dei dati rilevati nell’Annuario dei dati ambientali dell’Ispra presentato il 24 luglio a Roma.
L’inquinamento acustico sta rappresentando una possibile nuova emergenza ambientale, infatti il 42,6% delle sorgenti di rumore oggetto di controllo, nel 2012, ha presentato almeno un superamento dei limiti normativi.
I controlli, rileva lo studio, sono stati più diffusi per quanto riguarda le attività di servizio e commerciali (il 57,7%) seguite dalle attività produttive (31,5%). Una lettura più puntuale del fenomeno poggia sulla possibilità di arrivare però ad una capillare classificazione acustica, che deve essere approvata dai comuni che al 31 dicembre 2012, secondo l’Ispra, esisteva solo nel 51% dei centri abitati italiani. Le regioni con la percentuale di comuni zonizzati più elevata rimangono Marche e Toscana (97%), Valle d’Aosta (sale al 96%), Liguria (84%), Lombardia (sale all’83%), mentre quelle che registrano percentuali inferiori al 10% sono Abruzzo (7%), Sardegna (3%) e Sicilia (1%). La percentuale di popolazione residente in comuni che hanno approvato la classificazione acustica è pari al 56,5%, con forte disomogeneità sul territorio nazionale.
Se il rumore è una minaccia possibile per l’ambiente in molte zone del nostro Paese, l’inquinamento atmosferico è un problema consolidato soprattutto nelle grandi aree urbane e in particolare nel bacino padano. Complessivamente, però, dal 1990 al 2012, le emissioni di ossidi di zolfo (Sox), ossidi di azoto (Nox) e ammoniaca (Nh3) sono diminuite del 62,7%.
Sempre sul fronte della qualità dell’aria in Italia – secondo quanto riportato dall’edizione 2014 dell’Annuario Ispra – sarebbe soddisfacente nel 2012 per il biossido di zolfo e il benzene, insoddisfacente per particolato atmosferico, ozono, biossido di azoto e benzo(a)pirene). Per quanto riguarda i pollini, invece, il ministero della Salute prevede il 50% di bambini allergici nel 2020.
Il limite nazionale imposto per il 2010 è stato raggiunto dagli ossidi di zolfo nel 2005, dagli ossidi di azoto nel 2009 e dall’ammoniaca nel 2008. Le emissioni di Pm10 hanno iniziato a ridursi a partire dal 1992 e da allora al 2012 sono diminuite del 37%.
Il Valore Limite Giornaliero (50 µg/mc da non superare più di 35 volte in un anno civile) del Pm10 è stato superato nel 40% delle stazioni. Le informazioni disponibili per il Pm2,5 (144 stazioni con una copertura temporale del 90%) mostrano che, nel 2012, la gran parte delle stazioni (82% circa) rispetta il Valore Obiettivo.
L’Obiettivo Lungo Termine (per la salute umana) dell’ozono, nel 2012 è stato superato nella gran parte delle stazioni: solo il 7% di esse risulta conforme. Il Valore Limite Annuale del biossido di azoto è stato superato nel 17% delle stazioni. Per il benzo(a)pirene, nel 19% delle stazioni sono stati registrati superamenti del Valore Obiettivo (1,0 ng/mc come media annua).
I controlli, rileva lo studio, sono stati più diffusi per quanto riguarda le attività di servizio e commerciali (il 57,7%) seguite dalle attività produttive (31,5%). Una lettura più puntuale del fenomeno poggia sulla possibilità di arrivare però ad una capillare classificazione acustica, che deve essere approvata dai comuni che al 31 dicembre 2012, secondo l’Ispra, esisteva solo nel 51% dei centri abitati italiani. Le regioni con la percentuale di comuni zonizzati più elevata rimangono Marche e Toscana (97%), Valle d’Aosta (sale al 96%), Liguria (84%), Lombardia (sale all’83%), mentre quelle che registrano percentuali inferiori al 10% sono Abruzzo (7%), Sardegna (3%) e Sicilia (1%). La percentuale di popolazione residente in comuni che hanno approvato la classificazione acustica è pari al 56,5%, con forte disomogeneità sul territorio nazionale.
Se il rumore è una minaccia possibile per l’ambiente in molte zone del nostro Paese, l’inquinamento atmosferico è un problema consolidato soprattutto nelle grandi aree urbane e in particolare nel bacino padano. Complessivamente, però, dal 1990 al 2012, le emissioni di ossidi di zolfo (Sox), ossidi di azoto (Nox) e ammoniaca (Nh3) sono diminuite del 62,7%.
Sempre sul fronte della qualità dell’aria in Italia – secondo quanto riportato dall’edizione 2014 dell’Annuario Ispra – sarebbe soddisfacente nel 2012 per il biossido di zolfo e il benzene, insoddisfacente per particolato atmosferico, ozono, biossido di azoto e benzo(a)pirene). Per quanto riguarda i pollini, invece, il ministero della Salute prevede il 50% di bambini allergici nel 2020.
Il limite nazionale imposto per il 2010 è stato raggiunto dagli ossidi di zolfo nel 2005, dagli ossidi di azoto nel 2009 e dall’ammoniaca nel 2008. Le emissioni di Pm10 hanno iniziato a ridursi a partire dal 1992 e da allora al 2012 sono diminuite del 37%.
Il Valore Limite Giornaliero (50 µg/mc da non superare più di 35 volte in un anno civile) del Pm10 è stato superato nel 40% delle stazioni. Le informazioni disponibili per il Pm2,5 (144 stazioni con una copertura temporale del 90%) mostrano che, nel 2012, la gran parte delle stazioni (82% circa) rispetta il Valore Obiettivo.
L’Obiettivo Lungo Termine (per la salute umana) dell’ozono, nel 2012 è stato superato nella gran parte delle stazioni: solo il 7% di esse risulta conforme. Il Valore Limite Annuale del biossido di azoto è stato superato nel 17% delle stazioni. Per il benzo(a)pirene, nel 19% delle stazioni sono stati registrati superamenti del Valore Obiettivo (1,0 ng/mc come media annua).
Fonte: Regioni
Approfondimenti