Secondo Eurobarometro la discriminazione non cala in Europa.

Secondo un nuovo sondaggio d’opinione pubblicato nei giorni scorsi dalla Commissione europea, 1 persona su 6 in Europa dichiara di essere stata vittima di discriminazioni durante lo scorso anno. Il 64% dei cittadini europei è inoltre preoccupato perché la recessione contribuirà a maggiori discriminazioni dovute all’età sul mercato del lavoro.

“La discriminazione è un problema in tutta Europa; il modo in cui la gente percepisce è sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno” ha detto Vladimir Spidla, commissario europeo per le pari opportunità. “Un aspetto preoccupante è la percezione che, a causa della recessione, la discriminazione dovuta all’età stia aumentando”: E ha aggiunto: “Questi risultati dimostrano che nonostante innegabili progressi, c’è ancora parecchio da fare nel campo dell’educazione ai diritti sulla parità di trattamento, soprattutto a livello nazionale, e affinché parità non sia solo una parola vuota, ma una realtà”.

La discriminazione come esperienza personale da parte dei dichiaranti non è sostanzialmente cambiata: anche nell’indagine effettuata l’anno scorso, l’età era la ragione più diffusa (6% dei dichiaranti). Complessivamente, nel 2009 il 16% dei cittadini europei riferisce di aver subito discriminazioni (di razza, religione, età, disabilità ed orientamento sessuale): si tratta dello stesso livello del 2008.
Si assiste però a un forte aumento della discriminazione percepita in base all’età e alla disabilità.
Il 58% dei cittadini europei ritiene che nel proprio paese la discriminazione in base all’età sia molto estesa (rispetto al 42% nel 2008); il 53% denuncia la discriminazione dovuta a disabilità (rispetto al 45% nel 2008). Emerge anche una chiara correlazione con l’attuale situazione economica: il 64% degli interrogati prevede che la recessione dia luogo sul mercato del lavoro a una più pronunciata discriminazione a causa dell’età. Ciò è forse un riflesso dell’aumento della disoccupazione giovanile in molti paesi dell’UE, in seguito alla recessione, oltre alla crescente consapevolezza di queste forme di discriminazione.

In genere, 1 cittadino europeo su 3 si dichiara consapevole dei propri diritti se divenisse vittima di discriminazioni o molestie. Ma tale proporzione nasconde forti differenze tra i vari paesi. La consapevolezza è aumentata, dopo l’ultima indagine del 2008 nel Regno Unito (+8 punti), in Francia (+7 punti), in Irlanda e Svezia (ciascuna + 6), ma è diminuita in Polonia (-12) e in Portogallo (-11).

Rispetto alla necessità di denunciare casi di discriminazione, la maggior parte dei cittadini contatterebbe la polizia (55%), mentre il 35% contatterebbe il competente organismo a favore della parità e il 27% un sindacato. La fiducia nei diversi organismi che trattano questioni legate alle discriminazioni varia fortemente da un paese da un paese all’altro.

E’ incoraggiare constatare che i dati ottenuti attraverso l’indagine faccia intravedere i meccanismi sociali capaci di risolvere la discriminazione. Dalla relazione emerge che l’attività sociale, l’istruzione e la sensibilizzazione contribuiscono a una più ampia accettazione delle diversità. Anche attività politiche che affrontino questa problematica contribuiranno senza dubbio a limitare ulteriormente la discriminazione e promuovere la diversità.

(LG-FF)

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