Strategie nazionali di ristrutturazione edilizia per l’efficienza energetica

Positive il 74% di quelle messe in atto dai vari paesi per attuare la direttiva UE. Tra queste, esemplari quelle di 10 paesi.

Il settore residenziale è responsabile del 40% del consumo di energia e del 36% delle emissioni di CO2 nell’UE.
L’efficienza degli edifici è un settore strategico delle politiche energetiche UE, tanto da essere una tra le dieci priorità della Commissione per l’energia.

La prestazione energetica degli edifici (EPBD), insieme alle direttive sull’efficienza energetica (EED), sulle energie rinnovabili (RED) e sulla progettazione ecocompatibile delle nuove tecnologie, è uno dei pilastri per il miglioramento a lungo termine del rendimento del patrimonio edilizio europeo.
Nello specifico, all’articolo 4 la Direttiva UE sull’efficienza energetica impone agli Stati membri dell’Unione europea di “stabilire una strategia a lungo termine oltre il 2020 per mobilitare gli investimenti nella ristrutturazione di edifici residenziali e commerciali, al fine di migliorare il rendimento energetico del patrimonio edilizio”.

Ad aprile 2014 ogni paese è stato invitato per la prima volta a trasmettere le proprie strategie, corredate dai piani nazionali per l’efficienza (PNAEE), alla Direzione Generale della Commissione per l’energia che li ha affidati alla valutazione del Joint Research Centre of the European Union (JRC, in italiano CCR Centro Comune di Ricerca).

Il Rapporto valuta ogni strategia in conformità all’articolo 4:

1. panoramica del patrimonio edilizio nazionale basata sul campionamento statistico;
2. identificazione di approcci efficaci per lavori di ristrutturazione significativi per tipo di edificio e zona climatica;
3. valutazione delle politiche e delle misure secondo il parametro costo-efficacia, in particolare per le grandi ristrutturazioni;
4. capacità di orientare gli investimenti degli individui, del settore delle costruzioni e delle istituzioni finanziarie;
5. stima dei benefici basata sulle prove di risparmio energetico e sulla valutazione di ulteriori e più ampi effetti attesi.

Il quadro che emerge dall’analisi dei documenti non è omogeneo. Oltre ad alcune lacune, in molti casi mancano anche i dati necessari a valutare in modo adeguato alcune strategie nazionali, tuttavia, nel complesso, i risultati sulle strategie nazionali di ristrutturazione edilizia messe in atto sono positivi.
In particolare, si è ritenuto che il 74% delle strategie affronti i temi principali della Direttiva sull’efficienza energetica in modo soddisfacente.
Tra queste dieci strategie, quelle di Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lituania, Romania, Slovenia, Spagna e Regno Unito, sono state addirittura considerate esemplari.
Sei, quelle di Austria, Bulgaria, Polonia, Portogallo e delle regioni della Vallonia e delle Fiandre belghe, sono risultate non conformi ad almeno due dei requisiti fissati. Si rileva, però, che alcune di queste provengono da stati membri che vantano già un’efficace tradizione e attenzione nell’attuare misure per l’efficienza energetica.
Nel complesso, la valutazione del JRC sui paesi dell’Unione è positiva, ma ci si attendono comunque miglioramenti, considerando che si tratta dei primi documenti predisposti e che una nuova valutazione sarà effettuata nel 2017 e successivamente in modo costante ogni 3 anni.

La strategia italiana è stata valutata non sufficientemente strutturata e piuttosto generica, senza connessione a misure puntuali e non adeguata a offrire una guida utile alla formazione delle decisioni di investimento dei diversi attori sociali individuali e collettivi, nonostante la spinta propulsiva di una buona serie di misure politiche già attuate, come le detrazioni fiscale, il conto termico e i certificati bianchi.
In sintesi, la strategia italiana non sembra accogliere pienamente le prescrizioni dell’art.4, anche se, avverte il JRC, sarebbe necessario disporre di maggiori dettagli per una più puntuale valutazione.

Fonte: ARPAT

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