Sulla salute e sicurezza sul lavoro una nuova delega al Governo

Approvato dal Senato della Repubblica il 27 marzo 2002 si trova ora alla Camera dei Deputati il DDL che dovrebbe modificare il D.Lgs 626/94

Sacrificato alla cosiddetta cultura della ” semplificazione” e della ” deregulation” è in procinto di essere sostanzialmente modificato, attraverso l’ennesima delega al Governo, il Decreto legislativo 626/94 che ha recepito varie direttive comunitarie in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Infatti, nel Disegno di legge ( stampato al Senato con il n. 776) relativo agli ” Interventi in materia di qualità della regolazione, riassetto normativo e codificazione- Legge di semplificazione 2001″, all’ articolo 3 è inserito il ” Riassetto normativo in materia di sicurezza sul lavoro” dove si legge che ” il Governo è delegato ad adottare, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di sicurezza e tutela della salute dei lavoratori…”. Tale disegno di legge è stato approvato dal Senato della Repubblica il 27 marzo 2002 e trasmesso alla Camera dei Deputati come Atto 2579 per essere nuovamente discusso ed eventualmente approvato definitivamente. Questo disegno di legge non soltanto viene fortemente criticato in Parlamento dall’ opposizione, ma è fortemente contestato dai sindacati dei lavoratori, che considerano la delega in materia di salute e sicurezza sul lavoro, contenuta nel disegno di legge per la semplificazione normativa, un enorme passo indietro rispetto alla attuale legislazione e contiene modifiche che rischiano di aggravare il bilancio già intollerabile di incidenti sul lavoro. Per questi motivi i sindacati chiedono al Governo di stralciare il provvedimento.Il provvedimento, contestano infatti Cgil, Cisl e Uil, è stato inserito in un disegno di legge ben più vasto, quando meriterebbe invece, per il tema trattato, un’ attenzione esclusiva. Ma il fatto davvero grave – proseguono le organizzazioni dei lavoratori – è che l’ esecutivo non abbia previsto il minimo coinvolgimento delle parti sociali nella definizione della nuova normativa. Come è stato dichiarato nel corso di una conferenza stampa indetta da Cgil-Cisl-Uil il 19 dicembre 2002 sull’ argomento è ” che quanto stà per essere approvato dal Parlamento con la delega amplissima data al Governo per la predisposizione in 12 mesi di un Testo unico porti ad una pericolosa involuzione della materia”, cioè ad una soluzione unilaterale che non tiene conto dell’ opinione dei lavoratori interessati, visto il ” rifiuto sistematico che da oltre un anno a questa parte il Governo ed i suoi rappresentanti hanno opposto ad una qualsiasi forma di confronto con Cgil, Cisl e Uil. ll Governo propone la redazione di “codici” innovativi sulle varie materie toccate dalla delega, prevedendo la possibilità di intervenire, modificando ” laddove la modifica appaia necessaria” i testi attualmente in vigore. Si tratta, secondo la formulazione stessa dei presentatori, di un disegno di legge che svolge la funzione quadro di ” norma madre”, contenente l’ indicazione di metodi e schemi procedimentali che, di anno in anno, saranno utilizzati per gli obiettivi di riassetto normativo. Tra i criteri ispiratori della delega nel suo complesso, viene sottolineato quello della guida, finalizzato alla liberalizzazione, ” da attuarsi attraverso l’ eliminazione generalizzata dell’ autorizzazione delle misure limitanti le libertà contrattuali”. L’ ambito di applicazione della delega è vastissimo quanto generico e consente di intervenire praticamente su tutti i punti cardine della materia, trattando ben 12 differenti voci, che vanno dal sistema sanzionatorio alle norme tecniche di sicurezza delle macchine, dalla compatibilità delle misure tecniche ed amministrative di prevenzione con le caratteristiche gestionali ed organizzative delle imprese artigiane alla razionalizzazione delle competenze istituzionali. Insomma, per il sindacato dei lavoratori ” in questo contesto, l’ iniziativa del Governo risulta deprecabile/inaccettabile nel metodo e nel merito”.

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