Sustainable development report 2021, il percorso verso lo sviluppo sostenibile ha subito un arresto

Il percorso verso lo sviluppo sostenibile ha subito una battuta d’arresto a causa della pandemia, questo è quanto emerge dal “Sustainable development report 2021” realizzato da esperti indipendenti e pubblicato dalla Cambridge University Press. Il rapporto analizza lo stato di avanzamento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e descrive gli impatti a breve termine del COVID-19 su ciascuno di essi.

Nel 2020, per la prima volta in cinque anni, il Global SDG Index è diminuito, soprattutto per l’aumento dei tassi di povertà e di disoccupazione causato dalla pandemia, che ha provocato non solo un’emergenza sanitaria ma anche una crisi nel percorso verso lo sviluppo sostenibile, con impatti su tutte le dimensioni: economiche, sociali e ambientali.

Questo è quanto emerge dal “Sustainable development report 2021”, realizzato da un team di esperti indipendenti e pubblicato dalla Cambridge University Press. Il rapporto, oltre ad analizzare lo stato di avanzamento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, descrive gli impatti a breve termine del COVID-19 su ciascun obiettivo.

La massima priorità di ogni governo deve rimanere la soppressione della pandemia perché, altrimenti, non può esserci sviluppo sostenibile e ripresa economica. I paesi in via di sviluppo a basso reddito, però, non dispongono dello spazio fiscale per finanziare la risposta alle emergenze e i piani di ripresa allineati agli SDG. Il COVID-19 ha evidenziato la capacità limitata di questi paesi di attingere ai finanziamenti di mercato a cui invece hanno ricorso i governi dei paesi ad alto reddito, indebitandosi ampiamente. La principale implicazione a breve termine di questa differenza è che, probabilmente, i paesi ricchi si riprenderanno dalla pandemia più rapidamente di quelli poveri.

Il rapporto sottolinea anche come i paesi ricchi possono generare ricadute socioeconomiche e ambientali negative, anche attraverso il commercio e le catene di approvvigionamento insostenibili. I paradisi fiscali e il trasferimento dei profitti in molti paesi ricchi minano la capacità di altri paesi di mobilitare le risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli SDG. Vari tipi di riforme fiscali globali potrebbero aumentare significativamente le entrate del governo nei paesi in via di sviluppo.

Quattro sarebbero dunque i modi per aumentare lo spazio fiscale dei paesi a basso reddito:
– migliore gestione monetaria globale, in particolare una maggiore liquidità,
– migliore riscossione delle imposte sostenuta da diverse riforme fiscali globali,
– ampliamento del finanziamento da parte delle banche multilaterali per sostenere il finanziamento dello sviluppo a lungo termine,
– cancellazione del debito.
Le spese fiscali dovrebbero sostenere le Sei Trasformazioni chiave per gli SDGs analizzate nel report: Educazione, genere e disuguaglianza; Salute, benessere e demografia; Decarbonizzazione energetica e industria sostenibile; Cibo, terra, acqua e oceani sostenibili; Città e comunità Sostenibili; Rivoluzione digitale per lo sviluppo sostenibile.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile e le 6 Trasformazioni chiave possono orientare una ripresa dalla pandemia che sia sostenibile, inclusiva e resiliente. Prima dell’emergenza pandemica, erano stati compiuti progressi significativi su molti obiettivi in diverse parti del mondo, in particolare in Asia orientale e meridionale. I tre Stati che hanno migliorato maggiormente l’indice SDG dal 2015 sono il Bangladesh, la Costa d’Avorio e l’Afghanistan. I tre Paesi con il punteggio più basso sono: Venezuela, Tuvalu e Brasile. Ai primi posti nell’Indice troviamo invece Finlandia, Svezia e Danimarca anche se, come sottolineato dagli autori del rapporto, anche questi paesi devono affrontare grandi sfide nel raggiungimento di diversi obiettivi.

L’Italia, i cui dati si focalizzano principalmente sul periodo precedente alla pandemia, si classifica al 26° posto, con variazioni poco significative in termini di raggiungimento degli obiettivi. Si osservano miglioramenti rispetto all’anno precedente per l’obiettivo 6 (Acqua e servizi igienico-sanitari) e 7 (Energia pulita e accessibile). Rimangono più criticità per gli obiettivi 9 (Imprese, innovazioni e infrastrutture), 13 (Lotta contro il cambiamento climatico) e 14 (Vita sott’acqua). Peggiora anche il trend dell’obiettivo 15 (Vita sulla terra) mentre migliora quello del 3 (Salute e benessere), anche se sono attesi peggioramenti a causa della pandemia.

Il calo delle prestazioni degli obiettivi a livello globale è probabilmente sottovalutato nel rapporto, come sostengono gli autori, visto che molti indicatori per il 2020 non sono ancora disponibili a causa di ritardi nelle statistiche internazionali.

Fonte: ARPAT

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