SUVA, lo stress sul lavoro e l’aumento del rischio infortunistico

Lo stress sul lavoro impedisce di riconoscere per tempo i pericoli. La Suva spiega quali sono le correlazioni tra stress e rischio di infortunio e cosa fare per gestire al meglio queste situazioni.

Urs Näpflin, specialista in prevenzione alla Suva, spiega: «Possiamo paragonare il cervello umano a un computer che deve svolgere contemporaneamente più compiti e quando il computer deve svolgere troppi task, la sua memoria di lavoro si satura». Se il cervello è chiamato a svolgere compiti complessi, deve per forza di cosa trascurare altre funzioni.
Come dimostrano alcuni studi scientifici, lo stress può compromettere anche i nostri sensi: più si è disattenti, più la memoria è fallace e anche la concentrazione ne risente. Tutto questo aumenta in modo considerevole il rischio di infortunio e di lesione, come sottolinea lo specialista in prevenzione.
La Suva presuppone che lo stress correlato al lavoro sia il principale responsabile nel 17 per cento degli infortuni, pari quindi a circa un terzo di tutti gli occupati in Svizzera. Questo significa che sul lavoro lo stress è un fattore di disagio molto importante. Ad esempio, quando si lavora sotto pressione il rischio di infortunio aumenta di circa 1,5 volte, mentre i conflitti sul lavoro (ad es. sui cantieri) incrementano il rischio di 1,8 volte.

Come definire lo stress? Lavorare ogni tanto con tempi molto stretti o avere una lunga lista di pendenze può essere stressante, ma non per questo ci si ammala. Lo stress è una percezione individuale che si manifesta quando c’è una sorta di squilibrio tra le richieste esterne e le risorse interiori di una persona. Quindi, non esiste un parametro di misura universale per lo stress e non tutti lo percepiscono allo stesso modo. Se questo squilibrio tra esigenze esterne e risorse interne accade ogni tanto ed è di breve durata, l’individuo è in grado di riprendersi senza problemi. Al contrario, diventa più difficile e pericoloso se si sommano determinati agenti stressori e se questi perdurano a lungo.

Come spiega Urs Näpflin, abbiamo giornate di lavoro molto lunghe che iniziano presto al mattino. Poi, la fretta e il multitasking sono altrettanti fattori di stress che si sommano e possono durare per più giorni o addirittura settimane. Tuttavia, anche brevi situazioni di stress con pochi agenti stressori possono aumentare il rischio di infortunio. Una distrazione di pochi attimi o la frenesia sul lavoro possono di per sé innescare delle situazioni a rischio e provocare un infortunio; questo può succedere quando si attraversa di fretta la strada e non si vede arrivare una persona in bici, oppure quando si fanno le scale di corsa, si manca l’ultimo gradino e si inciampa.
Näpflin aggiunge una riflessione importante: «Lo stress correlato al lavoro non solo aumenta il rischio di un infortunio professionale, ma anche il rischio di un infortunio nel tempo libero». Alcuni studi rivelano che le persone che sul lavoro devono mantenere spesso un livello di concentrazione molto alto subiscono un infortunio con una frequenza 1,5 più elevata nel tempo libero.

Lo studio svolto dalla Segreteria di Stato dell’economia nel 2016 definisce lo stress come uno dei problemi principali dei lavoratori. Ecco i fattori rilevanti in relazione agli infortuni e alle lesioni:
– ritmi di lavoro veloci (min. ¼ del tempo)
– giornate lavorative più lunghe di 10 ore
– scadenze impellenti (oltre 1/4 e 3/4 del tempo)
– attività brevi e ripetitive (inferiori a 10 minuti)
– interruzioni a causa di impegni imprevisti
– lavorare nel proprio tempo libero per soddisfare i requisiti imposti sul lavoro.

Fonte: SUVA

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