La tragedia allAcciaieria ThyssenKrupp di Torino che ha portato alla morte quattro lavoratori e al grave ferimento di altre tre, che stanno lottando tra la vita e la morte allospedale di Torino ripropone lassoluta urgenza che vengano applicate le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ed in particolare lapprovazione sollecita dei decreti attuativi del Testo Unico approvato, altrimenti le buone leggi per tutelare i lavoratori rimarranno soltanto inutili pezzi di carta.
Gli operai della fabbrica torinese, lultima fabbrica siderurgica di Torino in fase di smantellamento, sono stati investiti da unenorme getto di olio bollente provocato dallo spezzarsi di un tubo della linea 5, cioè la linea di trattamento e decapaggio per prodotto freddo. Già quattro anni fa aveva preso fuoco una vasca dolio e le fiamme erano state domate solo dopo quattro giorni. Ricordiamo che lo stabilimento, ora in fase di smantellamento,era nato negli anni cinquanta come FIAT Ferriere dedicato alla produzione di acciaio al carbonio e oggi convertito dalla ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni,solo per la produzione di acciaio inossidabile con una produzione di circa 400.000 t/anno.
A maggio dello scorso anno, la Thyssen ha annunciato lintenzione di chiudere la fabbrica torinese e di concentrare tutta lattività nello stabilimento di Terni (ex acciaierie di Terni), dove lavorano circa tremila persone. Le ex acciaierie di Terni, cedute alla Deltasider, si sono poi divise in due, lIlva Laminati Plastici, chiuso nel 1995, e la ThyssenKrupp per la produzione di acciaio inossidabile. In tutte queste vicende di passaggi di proprietà, si sono dimenticati gli obblighi della tutela della sicurezza, tanto da arrivare, come ha dichiarato lex sindaco di Torino Novelli, alla sciagura più impressionante degli ultimi cinquanta anni.
Il Presidente Prodi ha dichiarato che quella dei morti sul lavoro è una vera emergenza nazionale. E lo fa puntando il dito sulla ThyssenKrupp: Lazienda dovrà chiarire senza reticenza alcuna. Due ministri sono impegnati a far luce, insieme alle autorità competenti, su quanto accaduto, e noi vogliamo che quella luce sia totale e rapida. Ma poi rispondendo ad una domanda allarga il tema della sua denuncia a tutto il mondo imprenditoriale. In molti casi ha detto il premier cè responsabilità delle imprese. Soprattutto in alcuni settori come ledilizia abbiamo trovato in tantissimi casi la mancanza anche delle più elementari regole di sicurezza. In un anno abbiamo messo in regola 140.000 lavoratori che erano clandestini e quindi fuori da ogni regola di protezione. Troppo spesso la logica del profitto mette in secondo piano il rispetto della persona umana prima ancora che i diritti dei lavoratori. Non si può morire di lavoro in un luogo dove fra laltro si combatteva per non perdere il lavoro.
Secondo le dichiarazioni di alcuni lavoratori scampati al tragico incendio, non solo le condizioni di lavoro nella fabbrica erano abominevoli, ma da un anno non si faceva manutenzione. I rapporti sindacali erano tesi da tempo: in vista della chiusura della fabbrica torinese, prevista per giugno, lorganico era stato dimezzato dai 400 addetti di maggio scorso a 200. Ma nelle ultime settimane il lavoro era aumentato perché lo stabilimento di Terni, dove sarà concentrata tutta lattività produttiva, non era in grado di fare fronte a tutte le commesse.
Secondo il Ministro della salute, Livia Turco, gli strumenti per prevenire gli incidenti sul lavoro ci sono. Il problema è quello di farli applicare, e soprattutto quello di ottenere che tutti facciano la loro parte, inclusi i datori di lavoro, mentre il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, invita la Confindustria a espellere le aziende inadempienti sul fronte della sicurezza come ha fatto con quelle che pagano il pizzo.
(LG-FF)