Su 65 spedizioni avvenute in questo lasso di tempo per via diretta – 43 sono state destinate a impianti privi dei permessi per importare e riciclare rifiuti stranieri, che operano quindi senza alcun rispetto per ambiente e salute umana.
Questa situazione conferma, ancora una volta, l’inefficacia del sistema di riciclo e la necessità di adottare misure urgenti per ridurre la produzione di quella frazione di plastica, spesso inutile e superflua, rappresentata dall’usa e getta.
Nel corso degli ultimi anni, la Malesia è diventata una delle principali destinazioni delle esportazioni di rifiuti occidentali in plastica di bassa qualità e di difficile riciclo, pur essendo sprovvista di un sistema di trattamento e recupero efficace e di rigorose regolamentazioni ambientali, alimentando un mercato globale spesso illegale che interessa anche l’export di rifiuti in plastica dall’Italia.
Di fronte a questa situazione, il governo italiano non può più continuare a chiudere gli occhi, ma deve assumersi le proprie responsabilità e intervenire subito per porre fine a questi traffici illeciti di rifiuti.
“L’esportazione dovrebbe essere l’ultima ratio, una società tecnologicamente avanzata deve essere in grado di gestire i propri scarti; se non lo è, deve interrogarsi seriamente su quello che sta facendo” dichiara Paola Ficco, giurista ambientale e avvocatessa. Il punto non è, secondo la giurista, se i rifiuti plastici italiani debbano essere spediti in Malesia “il punto è che questi rifiuti non dovrebbero essere spediti all’estero”. Peccato che la realtà documentata da Greenpeace sia ben diversa.