Il relatore Stephen Hughes: “È un messaggio forte alla Commissione, che ora deve agire”
“Assicurare la formazione degli addetti alla rimozione”. La risoluzione si articola in una serie di proposte che comprendono l’introduzione di un registro pubblico degli edifici degli Stati membri contenenti amianto, il sostegno alle associazioni delle vittime, la necessità di definire una tabella di marcia degli interventi e la garanzia che gli ispettori che operano sul campo siano dotati di attrezzature di protezione adeguate e che gli addetti alla rimozione siano sufficientemente qualificati. “Le ultime generazioni di lavoratori – ha spiegato a questo proposito l’europarlamentare Stephen Hughes, relatore della proposta approvata oggi – non sono necessariamente consapevoli dei pericoli che corrono. Perciò sollecitiamo la Commissione a presentare una direttiva specifica che assicuri che il personale addetto alla rimozione riceva una formazione adeguata”.
“In tutto il mondo ancora milioni di strutture da bonificare”.
“Molte persone – ha aggiunto Hughes – sono convinte che ci siamo definitivamente sbarazzati dell’amianto negli anni Novanta, quando sono stati dimostrati i suoi effetti dannosi per la salute umana. Nonostante la messa al bando estesa a tutta l’Europa nel 1999, però, nel nostro continente e nel resto del mondo ci sono ancora milioni di edifici, uffici, navi e tubature che contengono amianto. Sembra incredibile, ma perfino la sede di questo parlamento contiene ancora amianto, che la settimana scorsa ha provocato un po’ di paura. Grazie all’ampia maggioranza che ha sostenuto la mia relazione, abbiamo mandato un forte messaggio alla Commissione europea, che ora deve agire”.
“Nell’Ue più di 300mila morti per mesotelioma entro il 2030”. Citando le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la risoluzione ricorda che “il numero di casi di malattie legate all’amianto registrati ogni anno nella sola Unione europea è compreso tra i 20mila e i 30mila” e che “nell’Ue più di 300mila cittadini moriranno di mesotelioma entro il 2030”, e deplora “la mancanza di informazioni fornite da numerosi Stati membri, che impedisce una previsione affidabile della mortalita per mesotelioma” nel continente.