UE: Rifiuti, Roma deferita alla Corte di Giustizia europea. Dichiarazioni di Clini

UE: Rifiuti, Roma deferita alla Corte di Giustizia europea. Dichiarazioni di Clini

Lo scandalo della discarica di Malagrotta provoca il deferimento di Roma alla Corte di Giustizia europea. Ieri la Ue lo ha detto: non possiamo più tollerare come la Capitale d’Italia smaltisce i rifiuti, temiamo che Malagrotta non chiuda.

Preoccupato il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che ha convocato per mercoledì l’Ama e le imprese che gestiscono gli impianti «per definire un piano di azione vincolante anche utilizzando i poteri straordinari che sono stati attribuiti al ministro dalla Legge di stabilità».

Ha anche scritto al presidente della Regione, al sindaco e al commissario della Provincia per sbloccare «le procedure di autorizzazione, ferme da tempo, degli impianti di trattamento e recupero che potrebbero dare una svolta definitiva alla gestione dei rifiuti di Roma».

Il piano del ministro Clini, che prevedeva un potenziamento del trattamento dei rifiuti utilizzando anche gli impianti fuori Roma, aveva rassicurato la Commissione europea, Poi però sono arrivate le incertezze causate dai ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato e la pazienza di Bruxelles è terminata. Ieri è stato il Ministero dell’Ambiente a confermare: «La situazione del trattamento dei rifiuti nel Lazio costringe la Commissione a deferire l’Italia alla Corte europea di giustizia.

LE ACCUSE
Il commissario europeo Janez Potocnik, pur apprezzando l’impegno del ministro dell’Ambiente, ha rilevato che sono a rischio la chiusura della discarica di Malagrotta e il trattamento dei rifiuti, oggetto della procedura d’infrazione aperta nel 2011». Clini ha inviato una lettera a Potocnik, in cui gli ha illustrato l’impegno dell’Italia, «anche grazie alla collaborazione con la nuova amministrazione della Regione e con il Comune di Roma, a completare il programma per allineare la capitale d’Italia agli standard previsti dalle direttive europee prima che la Corte assuma la sua decisione».

In pratica, si tenterà di portare la gestione dei rifiuti lungo il percorso della legalità prima che la Corte si pronunci e sanzioni l’Italia e dunque Roma. Cosa si sta facendo? Prima di tutto bisogna garantire che Malagrotta chiuda davvero. Per raggiungere questo obiettivo bisogna anche fare in modo che tutti i rifiuti prodotti da Roma, Città del Vaticano, Ciampino e Fiumicino che oggi finiscono a Malagrotta, siano trattati e dunque trasformati parte in Cdr (combustibile da rifiuti), parte in Fos (frazione organica stabilizzata). E poi c’è il tema delle differenziata, per la quale Roma sta tentando di recuperare posizioni.

Osserva Clini: «Resta incredibile la situazione degli impianti regionali di Tmb che, nonostante le disposizioni del decreto e l’intervento dei carabinieri, continuano a essere utilizzati meno del 50 per cento della loro capacità. Ancora insoddisfacente la raccolta differenziata, e in particolare la selezione della frazione umida».

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