World Wetlands Day: una giornata per aumentare la consapevolezza globale del ruolo vitale di paludi, acquitrini, torbiere e specchi d’acqua

Il 2 febbraio si celebra la “Giornata mondiale delle zone umide” un patrimonio poco conosciuto. Da Legambiente le azioni chiave per proteggere questi preziosi ecosistemi, un’iniziativa social e 40 eventi in tutta Italia.

La Convenzione di Ramsar sulle Zone Umide compie 50 anni, le azioni chiave per tutelare gli ecosistemi acquatici secondo Legambiente sono quelle di proteggere il 30% del territorio nazionale entro il 2030, creare più zone umide, migliorare la gestione delle aree protette.

Sono 40 gli appuntamenti organizzati da Legambiente, tra eventi online e in presenza fino al 7 febbraio, in difesa delle zone umide italiane, alleate contro i cambiamenti climatici, scrigni di biodiversità, fonti di risorse irrinunciabili per l’uomo.

La “Giornata mondiale dedicata alle zone umide”, che celebra la Convenzione di Ramsar, tutela questi ecosistemi tanto fragili quanto essenziali alla vita, proponendo le azioni chiave per la loro salvaguardia nel decennio 2020-2030 e mobilitando, al contempo, volontari e cittadini tra eventi online, in presenza e attraverso un’azione social per valorizzare le zone umide della Penisola.

Dalle torbiere ai sistemi dunali, dalle saline agli acquitrini, le zone umide sono fonte di vita per le numerosissime specie vegetali e animali che da esse dipendono, ma sono strettamente correlate anche alla nostra sopravvivenza. Eppure, i dati del SOER Freshwater 2020 ci dicono che in Europa soltanto il 40% dei corpi idrici superficiali presenta un buono stato ecologico e che le zone umide sono ampiamente degradate, in declino per estensione e qualità a causa di agricoltura intensiva, abbandono delle tradizionali attività agro-pastorali, alterazione degli equilibri idrici, inquinamento (dovuto anche all’uso dei pesticidi), invasione di specie aliene, urbanizzazione e sviluppo d’infrastrutture. Uno scenario che fa il paio con quello mondiale: nell’ultimo secolo, la Terra ha dovuto dire addio al 64% delle sue zone umide. Fallito, a livello globale, l’obiettivo dell’Agenda sullo Sviluppo Sostenibile che prevedeva la protezione e il restauro degli ecosistemi acquatici entro il 2020. Secondo le liste rosse dell’IUCN, oggi nel mondo un terzo delle specie legate agli ecosistemi acquatici risulta minacciato, mentre sono a rischio scomparsa oltre i tre quarti delle paludi e delle torbiere e quasi la metà dei laghi, dei fiumi e delle coste. Ma in pericolo sono anche il mantenimento e il miglioramento dei servizi ecosistemici che proprio intorno alle zone umide ruotano.

Rifugio per oltre 100 mila specie d’acqua dolce conosciute, le zone umide sono i più efficaci serbatoi di carbonio del Pianeta – le sole torbiere, che coprono il 3% della superficie terrestre, assorbono il 30% del carbonio organico dei suoli – e hanno un ruolo significativo nel contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici: barriere naturali contro gli eventi estremi di origine marina, come le praterie di posidonia; capaci di immagazzinare le piogge in eccesso e mitigare gli impatti delle inondazioni, come le pianure alluvionali; o ancora, in grado di preservare endemismi e peculiarità dei paesaggi montani, come le sorgenti e i laghi d’alta quota. Dalle zone umide deriva, inoltre, il 70% di tutta l’acqua dolce utilizzata per l’irrigazione. Da qui lo slogan 2021 scelto dall’ONU per celebrare i 50 anni della Convenzione di Ramsar e la Giornata mondiale loro dedicata: “Acqua, zone umide e vita sono inseparabili”.

Fonte: Legambiente

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