Alla crisi ci crediamo o non ci crediamo. Per alcuni si sfiammerà presto, per altri il tracollo durerà a lungo. Questa diversa percezione riflette lassenza di una consapevolezza collettiva, a conferma del fatto che restiamo una società mucillagine. Come affermato lo scorso anno, il contesto sociale è condizionato da un soggettività spinta dei singoli, senza connessioni tra loro e senza tensione a obiettivi e impegni comuni. Questa regressione antropologica, con i suoi pericolosi effetti di fragilità sociale, è visibile nel primato delle emozioni, nella tendenza a ricercarne sempre di nuove e più forti, mentre nei fatti sono solo passi nel nulla.
Su questa base si sono moltiplicate piccole e grandi paure (i rom, le rapine, la microcriminalità di strada, gli incidenti provocati da giovani alla guida ubriachi e drogati, il bullismo, il lavoro che manca o è precario, la perdita del potere dacquisto, la riduzione dei consumi, le rate del mutuo). In un anno elettorale, la politica ha trovato vantaggioso enfatizzare le paure collettive e le promesse di securizzazione (dai militari per le strade alla social card per i meno abbienti), con ciò finendo per generare una più profonda insicurezza, una ulteriori sensazione di fragilità.
Affrontando i temi dellattuale crisi economica, il Censis afferma che questa situazione stà mettendo in potenziale pericolo le famiglie italiane: una su due denuncia un concreto rischio di default. Sebbene siano sempre state più oculate di altre nei consumi e nel risparmio, sono 12 milioni le famiglie a rischio.Secondo listituto, quello che stà per chiudersi è lanno in cui si è passati da una mucillagine priva di qualsiasi spinta allintegrazione a una società che vive una regressione antropologica in espansione dominata da piccole e grandi paure, addirittura in preda al panico.
Secondo il Censis tra le famiglie potenzialmente in pericolo, che denunciano un concreto rischio di default, ci sono 2,8 milioni di famiglie (pari all11,8% del totale) che hanno investito in prodotti rischiosi, come azioni o quote di fondi comuni. Di queste, 1,7 milioni (circa il 7,1% delle famiglie italiane) vi hanno collocato più della metà dei propri risparmi. Quasi 2 milioni di famiglie (l8,2% del totale) sono poi impegnate nel pagamento del mutuo dellabitazione in cui vivono : di queste, sono quasi 250 mila (l%) quelle che dichiarano di non riuscire rispettare le scadenze di pagamento o che hanno avuto molte difficoltà nel pagare le rate.Accanto a queste ci sono i 3,1 milioni di famiglie (il 12,8%) che risultano indebitate per lacquisto di beni di consumo: di queste, 971 mila (il 4% del totale) hanno un debito superiore al 30% del reddito annuale famigliare. Infine 3 milioni e 873 mila famiglie (il 16% del totale) non posseggono un risparmio accumulato e potrebbero trovarsi in serie difficoltà di fronte a spese impreviste.
A livello occupazionale, dice il Censis, dopo un lungo periodo di stabilità, ha cominciato a porsi con toni critici. I dati dei primi due trimestri del 2008 mostrano un aumento del numero di persone in cerca di occupazione, rispetto allo stesso periodo precedente pari al 26%. Un risultato appesantito dal fatto che la mancanz di lavoro colpisce soprattutto soggetti precedentemente occupati.
(LG-FF)