Conferenza delle Regioni: approvato documento sulle linee guida per la riforma del terzo settore

Il testo è stato trasmesso dal presidente Vasco Errani al ministro Giuliano Poletti, in vista della presentazione di un disegno di legge delega in materia

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella riunione del 12 giugno, ha approvato un documento contenente “prime riflessioni” sule linee guida per una riforma del terzo settore.
La proposta di Linee guida per la riforma del Terzo Settore risponde oggi ad una esigenza diffusa di adeguare scenari e norme superate, facendo chiarezza e dando coerenza e regole nuove ad un mondo sempre più ricco, articolato e dinamico di cui, con gli attuali strumenti, è difficile cogliere tutti gli aspetti e le potenzialità.
Appare però difficoltoso promuovere una riforma del Terzo Settore senza collocarla in una visione più ampia di Welfare. In alcuni punti del documento, forse anche per la brevità delle affermazioni, si lascia spazio a diverse interpretazioni “nuovo welfare partecipativo”, “ voucher universale” per i servizi alla persona e alla famiglia”, “secondo welfare”, etc. Certamente il Terzo Settore è uno degli attori principali del Welfare, ma è necessario introdurre alcune considerazioni sul passaggio ad un “nuovo welfare” di responsabilità pubblica, sia pure con una centralità di ruolo del Terzo Settore.
In particolare, sulla disciplina sperimentale del voucher universale come strumento di infrastrutturazione del secondo welfare: non vi è chiarezza né dell’ambito di applicazione, né del significato, pare ovvio, che non sarebbe accettabile una misura avulsa dalla programmazione territoriale e dalla presa in carico nell’ambito del progetto individuale.
Proprio per affrontare una nuova fase dello Stato Sociale, si dovrà pensare a definire il quadro entro il quale si muovono le politiche sociali e soprattutto definire quei diritti di cittadinanza previsti dalla Costituzione, attraverso la individuazione dei LEP, passando anche per i Macro Obiettivi, già proposti dalla Commissione Politiche Sociali della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nel 2012, che ben si adattano anche all’Obiettivo Europeo dell’Inclusione e lotta alla povertà. In questi termini la collaborazione sistematica, la ricomposizione dei rapporti tra Stato e cittadini, tra pubblico e privato, si svolgerebbe nella chiarezza di ruoli.
Ancora sugli aspetti generali, va sottolineato che i temi affrontati nel documento, in realtà non riguardano solo il Terzo Settore ma attengono “trasversalmente” a tutto il modello di sviluppo storico-sociale, quindi si deve porre attenzione a non costruire modelli “poco reali”. In questi termini va sottolineato che non si può dare per scontato che il modesto sviluppo, in Italia, rispetto ad altri paesi dell’economia sociale, sia dovuto ad una normativa inadeguata o alla mancanza di finanziamenti e/o agevolazioni per il Terzo Settore, è un’ottica riduttiva, che non tiene conto della complessità della crisi che attraversa il Paese da almeno un triennio.
Sulla relazione pubblico/privato, va poi ricordato, anche alla luce della giurisprudenza comunitaria dell’ultimo decennio e di quella nazionale degli ultimi quindici/venti anni, non è la natura del soggetto a caratterizzare i modelli di relazione pubblico/privato, bensì le oggettive caratteristiche dei contenuti negoziali.

Fonte: Regioni

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