Agenzia europea dell’ambiente: gli impatti globali sull’ambiente dei sistemi di produzione e consumo dell’UE

Una prima valutazione nell’”Environmental indicator report 2014” dell’Agenzia europea dell’ambiente. L’ultimo rapporto guarda al passaggio verso un’economia verde concentrando l’attenzione sugli impatti ambientali globali dei sistemi di produzione-consumo dell’UE.

Al fine di esaminare ciò che il concetto di economia verde significa in pratica, e valutare i progressi realizzati dall’Europa nel raggiungimento di questo obiettivo, nel 2012 l’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) ha avviato una nuova serie di pubblicazione di report ambientali.
L’ultimo rapporto della serie, “Environmental indicator report 2014” guarda al passaggio verso un’economia verde concentrando l’attenzione sugli impatti ambientali globali dei sistemi di produzione-consumo dell’UE.
La presentazione del rapporto è coinciso con il Global Green Growth Forum che si è tenuto a Copenaghen il 20 e 21 Ottobre, dove imprenditori e decisori hanno discusso di come il cambiamento dei modelli di produzione e consumo possa portare ad una crescita verde.
I due sistemi si presentano profondamente interconnessi e solo adottando una prospettiva integrata sarà possibile una piena comprensione delle funzioni svolte, del modo in cui gli elementi del sistema interagiscono, degli impatti che generano, e delle opportunità per rimodularli in modo da aumentarne i benefici e minimizzarne i costi sociali.
Valutare gli impatti socio economici e ambientali dei sistemi globali di produzione-consumo rappresenta una nuova sfida alla conoscenza perché, mentre sono oramai consolidati gli indicatori per tracciare le pressioni ambientali della produzione in Europa, gli indicatori che dovrebbero valutare le pressioni legate alle materie prime e alle merci importate, sono meno maturi. Nondimeno, i dati a disposizione permettono di far emergere un quadro interessante sulle attività umane che interferiscono in modo significativo con l’ambiente, sulle pressioni (negative e positive), sugli impatti causati da questi sistemi e sugli strumenti che possono aiutare e mitigarli.
Il report rileva che circa la metà di alcune pressioni derivanti dai consumi dell’UE – tra cui l’uso del territorio, l’uso di acqua, le emissioni di alcuni inquinanti atmosferici – sono esercitate al di fuori dell’Europa perché i beni di consumo sono sempre più prodotti all’estero. Questo impatto oramai globalizzato esercitato dall’Europa può essere positivo perché crea molti posti di lavoro, e genera una parte significativa del reddito nazionale nei paesi esportatori, ma al contempo ha effetti collaterali negativi non sostenibili, tra cui grandi quantità di rifiuti lungo tutta la catena alimentare, l’aumento dell’uso di vestiario scadente e del consumo di energia elettrica, nonostante molti apparecchi stiano diventando più efficienti. Inoltre, poiché gli effetti ambientali e sociali di queste tendenze sono spesso esercitate oltre i confini europei è difficile per la politica europea influenzarli e per i consumatori percepirli.
Infine, l’UE è fortemente dipendente dal resto del mondo per le materie prime: quando si confrontano le esportazioni e le importazioni il rapporto, in peso, è di 1 a 8 e l’estrazione e il trasporto di questi materiali ha un notevole impatto sull’ambiente globale.

Fonte: ARPAT

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