Alcohol Prevention Day 2014

Il 9 aprile 2014 si è svolta presso l’Istituto superiore di sanità la XIII edizione dell’Alcohol Preventin Day, promossa e finanziata dal Ministero della Salute.

Il 9 aprile 2014 si è svolgo presso l’Istituto superiore di sanità la XIII edizione dell’Alcohol Prevention Day, promosso e finanziato dal Ministero della salute, che rappresenta da anni un appuntamento di riferimento per le istituzioni, le società scientifiche e i singoli operatori professionali, che operano nel settore della prevenzione alcologica.

Sebbene il nostro Paese abbia ridotto i consumi attestandosi a 6,10 litri di alcol puro annuali pro/capite tale riduzione non sembra essere stata conseguita dai consumatori definiti “heavy drinkers”, bevitori pesanti, che interpretano il bere secondo una modalità dannosa per la salute, cioè superando i 40 grammi giornalieri di alcol per le donne e i 60 grammi per gli uomini. In Italia, infatti, nel 2012 gli uomini che hanno consumato più di 5 bicchieri di alcol al giorno (1 bicchiere equivale a 12 grammi) sono stati circa 400mila e le donne 220mila. Una quota stabile negli anni.

“E’ di conseguenza possibile stimare in almeno 620.00-720.000 gli individui di età superiore a 11 anni che secondo l’OMS non sono solo a rischio ma che secondo i criteri clinici correnti rientrano in una condizione di dipendenza richiedendo approcci e percorsi terapeutici specifici , dice Emanuele Scafato, Direttore del ONA-CNESPS dell’ISS, che è possibile contribuire a ridurre a fronte dell’attuazione di programmi d’Identificazione Precoce ed Intervento Breve (IPIB) , privilegiando investimenti in ricerca, formazione medica e comunicazione alla popolazione”. In numerose nazioni la gestione dei problemi alcol correlati prevede l’integrazione di programmi IPIB nei contesti di assistenza sanitaria primaria e alternativi oggetto di attività del progetto BISTAIRS . I dati di costo efficacia pubblicati per l’Italia dall’ONA indicano come tali attività sono cost saving . A fronte della valutazione dei costi IPIB sostenuti in 10 anni i modelli sviluppati in collaborazione con gli economisti dell’Università di Sheffield identificano risparmi per il SSN , riduzione dei ricoveri e dei decessi ed incremento rilevante degli anni di speranza di vita in buona salute (QUALY).

“A partire da giugno 2014, continua Scafato, sulla base delle esperienze raccolte nel corso delle attività di tutte le nazioni Europee afferenti alla Joint Action Rarha, l’Istituto superiore di sanità, attraverso l’ONA, coordinerà la raccolta delle esperienze attuate e preparerà le evidenze scientifiche utili per linee guida di prevenzione Europee e per lo sviluppo di future strategie comunitarie che sono oggi già in corso di definizione in un Action Plan che focalizza non a caso su giovani, binge drinking e heavy drinking mirando alla riduzione dell’impatto alcolcorrelato e all’incremento del capitale umano come risorsa per le future generazioni”.

E’ da colmare, quindi, alla luce dei dati, secondo Scafato, il divario esistente tra alcolisti attesi e alcolisti in carico ai servizi, oggi in sofferenza, e da ampliare l’identificazione del sommerso e l‘emersione degli Alcohol Use Disorders come categoria univoca di riferimento per il trattamento multidisciplinare delle patologie alcol-correlate. Condizioni oggi già rilevabili a carico di un’elevata quota di persone di cui è nota, ma non ancora intercettata dal SSN, la necessità di accesso e di ricorso alle prestazioni destinate al recupero dell’alcoldipendenza e, comunque, da seguire per consentire l’arresto della progressione del danno e la prevenzione delle complicanze. Da ciò la necessità dell’ampliamento dell’offerta del trattamento, dell’adeguamento della rete, dell’offerta assistenziale attualmente erogabili dai servizi di alcologia.

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